Riflessione Pubblicata su Ultima Voce, Per info vedi anche:
Esiste un portale chiamato “Virped”.
Si tratta di un'organizzazione di mutuo aiuto nei confronti di quelle
persone che provano profonda attrazione verso i bambini, ma non sono
molestatori.
Il portale si apre con una richiesta di
aiuto di un ragazzo di 20 anni.
Si legge disperazione, rassegnazione,
paura.
Gli obiettivi dell'associazione sono
quelli di ridurre l'indelebile stigma associato alla pedofilia,
permettere alla gente di conoscere la vera natura della pedofilia, il
disagio profondo che provoca, fornire aiuto e supporto ai pedofili
virtuali, per permettere loro di condurre una vita pressochè serena.
[Le persone non scelgono di essere
attratte da adulti o bambini, così come non scelgono di essere
attratti dagli uomini o dalle donne. Non tutti i pedofili sono
molestatori di bambini, né tutti i molestatori di bambini sono
pedofili. I molestatori di bambini si definiscono tali per i loro
atti, mentre i pedofili per i loro desideri. Ci sono pedofili che non
hanno mai realmente esercitato la loro attrazione sessuale nei
confronti del bambino. Essi non devono essere accusati per ciò che
provano, ma piuttosto supportati nella costante autocensura che
devono esercitare su se stessi, per continuare ad avere un
comportamento etico.]
Queste le parole del professore
Blachard, docente di psichiatria a Toronto, che potete facilmente
trovare sul portale “Virped”, sotto la voce intitolata “Esperti
scientifici”.
Tali parole fanno riflettere sotto
numerosi aspetti, che mi piacerebbe provare ad affrontare,
addentrandomi in quel luogo pericoloso, che è dominato dal silenzio,
dallo scandalo, dal tabù.
Niente di più affascinante!
Innanzi tutto è doveroso da parte mia
sottolineare quanto le parole del professore regalino un ottimo
insegnamento riguardo l'omofobia, tanto cara a noi Italiani.
Ma partiamo per gradi.
Al mondo c'è chi si propone di
“normalizzare” la pedofilia. Alcuni studiosi si propongono al
giorno d'oggi di utilizzare la realtà virtuale per individuare i
pedofili, e successivamente curarli.
Attenzione, ho detto curare, non
castrare.
Inevitabile, giunti fin qui, fare
qualche piccola riflessione al riguardo.
La realtà dei fatti dimostra
l'effettiva difficoltà di definire all'unanimità la pedofilia. Per
la comunità scientifica rientra nelle parafilie, che rimangono
comunque un grande mistero.
Secondo il modello psicanalitico il
parafilico è colui che non è riuscito a completare un normale
processo di sviluppo verso l'adattamento eterosessuale.
“Fissazione, regressione a forme di
sessualità infantile che persistono nella vita adulta”. (Fenichel,
1945).
Angoscia e castrazione sono i termini
più utilizzati anche in campo psichiatrico.
Alcuni teorici credono che la scelta di
un bambino come oggetto di profondo desiderio sia da attribuire ad un
comportamento tipicamente narcisista. Più precisamente, secondo la
versione classica di Fenichel e Freud, la pedofilia rappresenta una
scelta oggettuale narcisista, in quanto il pedofilo vede il bambino
come uno specchio di se stesso nell'età infantile. Ai pedofili
vengono inoltre attribuite caratteristiche quali la debolezza di
carattere, e l'impotenza.
Ma la realtà è sempre più complicata
di un manuale di psichiatria.
Probabilmente esistono al mondo persone
che possiedono l'orientamento sessuale più sfortunato e perverso del
mondo.
Ops, ho detto orientamento sessuale.
Che scandalo!
E qui vi lancio la mia bomba.
Credo ci sia qualcosa di estremamente
interessante e altrettanto pericoloso nelle parole dello psichiatra
Blachard. Il collegamento tra le varie forme di pedofilia, ad
esempio, e contemporaneamente la netta distinzione tra una pedofilia
“sana”, e una profondamente malata.
Cosa vuol dire questo?
Si parla di distinguere le fantasie
dagli atti.
E' giusto condannare dei soli pensieri?
Il problema che emerge alla lettura del
testo dello psicanalista, e da una rapida sbirciatina al portale,
riguarda il rapporto proprio tra i pensieri malati, perversi, le
fantasie pericolose e ripugnanti nei confronti dei minori, l'identità
sessuale del protagonista di tali pensieri, e gli atti sessuali
propriamente detti.
Virped offre aiuto, sostegno, supporto.
Consiglia specialisti per un supporto psicologico.
Siamo tutti esseri umani.
Nelle parole del professore Blachard
possiamo intravedere esplicitamente la differenza tra pedofilo “colui
che desidera un bambino”, e molestatore, “colui che molesta un
bambino”.
Dunque i pedofili virtuosi sarebbero
persone che hanno chiesto spontaneamente di essere psichiatrizzate,
aiutate a controllare i loro istinti?
Si dice che se viviamo di soli istinti
diventiamo animali, senza coscienza.
Ma se viviamo di sola razionalità ci
trasformiamo in robot.
Queste persone erano turbate dai loro
pensieri, dai loro desideri perversi, o angosciate dall'aver provato
eccitazione sessuale in situazioni di contatto, seppur ingenuo, con
qualche bambino?
In fondo lo sappiamo tutti
dall'esperienza personale che, quando ci ripetiamo di non pensare ad
una determinata cosa, ci stiamo automaticamente pensando.
“Pensare”, e “volere qualcosa”
sarebbero dunque azioni sovrapponibili.
Ma sarà davvero utile aiutare i
pedofili virtuali a contenere i loro desideri? Oppure tutta questa
auto sorveglianza, la paura di pensare il male, l'angoscia
esistenziale, potrebbe portare ad un raptus di violenza? Potrebbe
scatenarsi la follia, così come avviene un attacco distruttivo di
bulimia nervosa?
Golosità, desiderio, acquolina in
bocca.
Potrà sembrare stupido o banale, ma
sento di poter accostare tali aggettivi all'argomento.
“La sicurezza dei bambini è la
nostra priorità”. La frase tuona sul portale “virped”, sotto
la voce “Chi siamo”.
Ma c'è un'altra questione, relativa la
tematica, che mi arrovella la mente.
Se un uomo utilizzasse una realtà
virtuale per sfogare i propri istinti sessuali, non nuocendo in tal
modo ad un bambino in carne ed ossa, ma ad una rappresentazione
virtuale di questo, sarebbe perseguibile legalmente?
Credo sia una discussione interessante
da affrontare in un mondo come il nostro, dove il virtuale sta
nettamente scavalcando il reale.
La questione è ovviamente molto
complessa e delicata, non per altro rappresenta un tabù. Un
gigantesco nodo alla gola che viene raggirato silenziosamente, senza
mai essere affrontato.
La realtà virtuale è qualcosa di più
simile al pensiero che alla vita reale. O forse è una via di mezzo,
un ibrido tra azione e pensiero.
Ma si parla di bambini. Quindi è
d'obbligo considerare le implicazioni morali di tutto questo
polverone.
Perchè i bambini devono comunque
essere liberi di vivere la loro innocenza .]
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