Recensioni

In questo piccolo ma enorme angolo del mio blog, troverete le recensioni fatte da me. Recensioni su romanzi, racconti, e qualsiasi altra opera di autori emergenti o non emergenti. Per chi fosse interessato, mi contatti pure a bellinoelisa00@gmail.com. Ah, dimenticavo una cosa importante. Faccio solo recensioni vere! Di conseguenza, non aspettatevi per forza una recensione buona, ma solo una recensione giusta.


 
"IL SIGNOR NESSUNO"
Album illustrato firmato Joanna Concejo
Edito da: topipittori Edizioni, 2010
 
 
 
 
La prima volta che mi presentarono “Il signor nessuno” di Joanna Concejo, pensai, da persona totalmente ignorante nel campo, che l'illustrazione consistesse dunque nel rappresentare ciò che si vuole, indipendentemente dal testo che accompagna.
Un anno dopo, ricca di un bagaglio di conoscenze sul tema decisamente più ampio, comprai subito il libro, presa dall'impeto di un amore folle per l'autrice, e per le sue scelte stilistiche.
Continuai comunque a non comprendere la sua capacità interpretativa. Meno capivo, più sfogliavo, riguardavo, rileggevo le immagini, per poi passare alla storia. Ero convinta di poter dare un senso alla sua arte.
“il signor nessuno” è un libro da sfogliare lentamente, leggendo e rileggendo le immagini associate alla storia, soffermandosi su ogni piccolo particolare, anche il più insignificante, perché anche quello può aprirti un mondo.
L’illustratrice ci presenta il protagonista parlando il linguaggio della gente che lo conosce, e guardandolo con gli occhi di quelle persone che gli passano accanto tutte le mattine.
Invisibile. Una persona del tutto insignificante, incapace di lasciare anche solo una minima traccia di se, alle persone che lo circondano. Uno di quegli individui, che se scomparisse dalla faccia della terra, nessuno se ne accorgerebbe. Il signor nessuno è un signorotto appena accennato da un tratto fine e delicato, tipico di Joanna Concejo, che si perde in uno sfondo di individui grandi e grossi, dall’aria totalmente disinteressata, troppo impegnati a risolvere chissà quale dramma interiore, per apprezzare il mondo che li circonda. E questo è tipico degli abitanti di quella zona. E’ tipico della gente che vive in quel quartiere. Un quartiere grigio. Dove piove sempre. Dove piove anche dentro. Dove la pioggia ti parte dal cuore. Quel quartiere dove nessuno si conosce veramente.
Il signor nessuno no, non tiene la pioggia nel cuore. E’ un essere insignificante, grigio, piccolo, né brutto né bello, solitario e probabilmente anche muto. Ma lui no, non tiene la pioggia nel cuore. Nel cuore lui tiene l’amore.
Una storia delicata, fine, soave, poetica e tanto leggera da perdersi nell’aira, ed avvolgerti come una calda brezza estiva.
E’ una storia che cammina in punta dei piedi, e attraversa gentilmente il tema dell’indifferenza, dell’ignoranza, della solitudine. Ma è una storia che parla d’amore. Un amore intimo e profondo, che trasmetti senza ricevere nulla in cambio.
 

 
 
 
 
"MIRROR"
_La trilogia del Limite_
Firmata Suzy Lee
Edito dalla casa editrice: Corraini,
nella collana bambini
Per Info:www.corraini.com






Esiste una regola non scritta dell'editoria, che afferma che l'autore di libri illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della doppia pagina, per non ostacolare la lettura. Cosa succede quando questa regola viene deliberatamente ignorata?

“Mirror”, edito dalla casa editrice Corraini, è un album illustrato muto,senza parole, che si presenta in un formato classico, sviluppato in verticale.

La vera innovazione dell'artista Suzy Lee è stata quella di concentrare l'attenzione proprio al centro della pagina, zona normalmente occupata dalla rilegatura, che unisce le pagine affiancate. Tale spazio diventa protagonista e fulcro principale, attorno al quale ruota l'intera storia. E' quindi la piega tra le pagine lo Specchio, “the Mirror”, attraverso il quale la bambina, scopre per la prima volta la sua immagine riflessa, e ci racconta la sua avventura. L'illustratrice sceglie di presentarcela così, in tutta la semplicità del bianco e nero, realizzata attraverso pochi tratti con la tecnica del carboncino, dall'aria furbetta e intelligente, dotata di quella curiosità ed ingenuità pura ed incontaminata, che solo il mondo dell'infanzia può avere. Toccando il libro, guardandolo, sfiorandolo, sfogliando le sue pagine, sentiamo le emozioni vissute da questa bambina nel vedere la sua immagine riflessa. Percepiamo il suo timore iniziale nella scoperta di “un'altra lei”, la vediamo giocare, divertirsi, scherzare, fare le boccacce, proviamo in prima persona quell'attimo di felicità pura celebrato da schizzi di colore che esplodono, invadendo l'intera superfice cartacea. Momenti di gioia assoluta dati dalla convinzione di aver riconosciuto, in quell'immagine riflessa, un qualcosa di vero.

L'originalità dell'autrice Suzy Lee sta proprio nel lasciare a noi lettori il compito di interpretare quel qualcosa, quel non so che tale da rendere questa avventura speciale, e degna di essere vissuta.

L'autrice ci permette di guardare attraverso gli occhi della protagonista, e di vivere la sua storia attraverso la nostra personale interpretazione. In questo modo la trama raccontata dalle immagini diventa la nostra storia, e noi assumiamo improvvisamente il ruolo di narratori e protagonisti della nostra personale avventura.

E la bellezza ed il fascino degli album illustrati sta proprio nella loro immortalità.

Possiamo aprirli, chiuderli, sfogliarli, leggerli e rileggerli anche mille volte, ma ogni volta sarà come la prima. Ogni volta ci regalerà un emozione diversa, dalla quale trarremo spunti e stimoli differenti, e ci ritroveremo catapultati in un'altra nuova storia, la nostra avventura, narrata dalla nostra fantasia.






"POMPEI"
 
Graphic Novel firmata Toni Alfano
Edita dalla "Neo Edizioni" 2014
 
 
 
 

Toni Alfano è un artista e illustratore che ha firmato quasi tutti gli artwork della Neo Edizioni. Di fronte al suo primo esordio editoriale, intitolato “Pompei”, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio enigma, un rebus liberatorio, una personale e misteriosa anamnesi dell’autore.

Si potrebbe pensare alla lenta ricostruzione di un trauma, un processo di trivellazione emotiva, che sfocia nella coagulazione di un intero percorso artistico. “Pompei” appare ai nostri occhi un’opera pressoché insondabile quanto introspettiva, e probabilmente impossibile da spiegare a parole.

E’ difficile trovare una chiave di lettura a cinque capitoli che si presentano agli occhi del lettore differenti e a sé stanti, testimoniano un corpo smembrato e alternano scale di grigi a campiture rosse. L’interpretazione risulta ostica e impedisce di individuare il giusto rapporto da instaurare con una sequenza di tavole dal tratto accattivante, a volte nervoso, atre volte più morbido, opaco e realista.

“Pompei” è un luogo di sperimentazione personale; qui si riversano le ossessioni e le angosce di Toni Alfano, cristallizzate in micro narrazioni, suddivise in cinque capitoli differenti, quasi incidentali.

Le relazioni tra testo e immagini fanno del singolo poema un vero rompicapo,  il lettore non è attratto dal desiderio di capire “come finisce la storia”, quanto dalle relazioni possibili, e dalle improvvise aperture di senso, e di non senso, insite nelle pieghe del libro. “Pompei” si muove su un territorio in cui gli elementi testuali, e le immagini, di volta in volta collimano e divergono, allontanandosi, sempre apparentemente, dalla fuga narrativa, e paradossalmente spingono il lettore, immerso nelle illustrazioni, a chiedersi cosa succederà, quale sarà il colpo di scena. In questo viaggio la guida è la parola, l’immagine suscita sensazioni poetiche, spettrali, a volte sono raffigurazioni famigliari e rassicuranti, altre volte sfuggenti, sarcastiche, distorte.

Siamo di fronte a suggestioni poetiche, ma di certo non in presenza di una poesia a fumetti.

Il testo è il vero motore dell’azione, le immagini illustrano, sono un semplice correlato visivo. Appare quindi chiaro la lontananza rispetto al classico libro illustrato.

La pagina standard del fumetto si è evoluta per raccontare un certo tipo di storia; la materia densa e sfuggente di cui si occupa “Pompei” costringe Alfano a muovere l’equilibrio tra testo e immagine, in favore del primo termine.

 La “verbosità”  dell’autore è da considerare un limite, o forse si identifica meglio come punto di forza?

Difficile formulare una risposta che sia soddisfacente al fine di sfatare il mistero di questa opera, che pare sfidare il paradosso; anche quando ci addentriamo nel vivo della narrazione, non possiamo fare a meno di avvertire un eccessivo peso della parola.

Nel quarto capitolo lo stile muta considerevolmente, notiamo un tratto a matita, fortemente chiaroscurato e realista. I racconti conservano un tono onirico e trattano temi tra di loro disturbanti: parlano di ossessioni, ricordi, paure infantili, traumi.

“Quanto segue non è la rievocazione di un fatto del passato, ma il racconto dei nostri giorni, dei nostri drammi individuali e sociali, attraverso quel simbolo. Pompei disintegrata dalla forza della natura, dissolta nella materia, e consegnata al mito senza tempo. Così come le nostre vite, le nostre relazioni, i nostri ruoli, sono solo frutto di identificazioni, illusioni, destinate ad essere riassorbite nella forza che le ha generate: un sogno”.

Così dice l’autore, Toni Alfano, per introdurre un’opera “stonata”, che supera i confini apparentemente invisibili ed insormontabili, che separano la graphic novel dal fumetto e dalla prosa poetica, ricostruendo un immaginario nuovo, acido e surreale.

Ciò che affascina di “Pompei” non è solo il rapporto testo-immagine; l’autore ha oltrepassato ogni confine terreno, creando un materiale narrativo accidentale e metafisico. E’ questo nucleo solido e narrativo a catturarti, questo spaccato favolistico nel flusso libero e liberatorio della sua prosa, un flusso di coscienza  impresso nero su bianco sulle pagine di un libro, proveniente dalle viscere più profonde della sua persona.

“Pompei” è una sfida al lettore ideale, all’appassionato di fumetti e anche all’amante dell’alta letteratura; è un piccolo teorema sulla friabilità dei confini.

Spetta voi, dunque, trovare una soluzione a questo enigma.


 
 
 
"LA MORTE E' UN'OPZIONE ACCETTABILE"
 
Romanzo esordio di Gabriella Grieco.
Edito nel 2013 dalla casa editrice "I Sognatori".


 
_Le mie Recensioni_
 

[Una donna sola tiene in scacco milioni di agenti.
Nessuno ha il fegato di muovere un dito, nessuno osa neanche respirare.
La ragione è molto semplice.
La donna stringe tra le dita affusolate ed esperte un detonatore. Il detonatore è collegato a dell’esplosivo. L’esplosivo è assicurato ad una cintura. La cintura è legata al tronco di tre uomini, tre ispettori di polizia, sequestrati, dalle abili mani di una sola donna. Tre uomini sequestrati in una sola stazione di polizia, popolata da centinaia di agenti e di forze dell’ordine].
 
Potrebbe sembrare, inizialmente, una notizia di cronaca. In fondo di notizie di sequestri, follie, omicidi, rapimenti, i nostri padiglioni auricolari ne sentono a profusione, ogni volta che ci imbattiamo in un telegiornale.
Ma quando si parla di libri, c’è sempre quel nonsochè, quel fattore plus, che affascina noi lettori, e ci tiene attanagliati alla storia, come un cocainomane alla sua droga.
Sto parlando di “La morte è un’opzione accettabile”, una dipendenza piuttosto piacevole, scoperta pochi giorni fa, in quell’affascinante mondo che è il genere thriller.
E il romanzo esordio della scrittrice catanese, Gabriella Grieco, abbraccia appieno tutte le caratteristiche di tale genere.
Come ho già detto, può sembrare inizialmente una notizia di cronaca, ma cambia decisamente aspetto, man mano che ci si inoltra nella lettura, avvicinandosi quasi al mondo del fumetto e, oserei dire alla fantascienza. Sì, perché c’è un qualcosa di magico ed inspiegabile nella metamorfosi di Isabella, che si trasforma quasi in un’eroina perfetta ed invincibile, alla Batwoman, che mantiene, neanche troppo celata, una profonda umanità, e il suo tallone d’Achille.
Il libro possiede una trama fitta, congeniale, scorrevole, molto veloce, (per i miei gusti anche troppo). La storia si srotola e si riavvolge continuamente, attorno ad un fatto di cronaca, avvenuto sette anni prima, che rappresenta il fulcro nodale al quale è abbracciata l’intera vicenda, e attorno al quale essa morirà, attraverso un ultimo respiro, nelle ultime righe del romanzo. Si tratta della morte di un figlio, un dolore colossale e profondo, difficile da esprimere a parole, ma evidente da leggere tra le righe. Si parla di ingiustizia, vergogna, sofferenza, impotenza, riscatto, e vendetta.
La protagonista, una donna glaciale, ferma, risoluta e determinata, è una vittima di un errore burocratico, un classico esempio della malagiustizia italiana, che ha causato, dopo una serie di avvenimenti spiacevoli, il suicidio del figlio. Si parla di malagiustizia, di truffa, ma soprattutto di questa donna che, accecata dal dolore, si trasforma in una eroina dalla doppia vita, pronta a sacrificare la sua vita pur di ottenere giustizia.
 
Il suo aspetto mite le faceva gioco. Era soltanto una donna di mezza età ancora piacente, vestita con un semplice tailleur con pantalone e mocassini di pelle scamosciata”.
 
Queste sono le sole indicazioni che riusciamo ad estrapolare dal libro, riguardo all’aspetto apparente di Isabella. L’autrice, di fatto, si concentra maggiormente sui fatti; l’azione brucia tra le pagine, gli avvenimenti si susseguono, veloci, lesti, quasi accavallandosi. L’aspetto psicologico di questa donna si intuisce da questi, e ne emerge un essere disperato, pronto a tutto, dalla mente geniale, diabolica, immediata. Isabella inscena un piano prodigioso, calcolato nel minimo dettaglio, perfetto. Nessuna sbavatura pervade nella sua risoluta e ferma decisione: vuole vendetta e giustizia. Ed è fermamente determinata ad ottenere ciò che vuole.
Ma c’è un sentimento più grande che si srotola tra le righe del romanzo d’esordio di Gabriella Grieco: l’amore.
Ebbene sì, cari lettori, è ancora l’amore la consapevolezza principale, il principio base, il re dei sentimenti, capace di tenere sotto scacco il mondo intero. E parliamo dell’amore più nobile e profondo che possa esistere al mondo, il legame indissolubile tra madre e figlio.
 
“Sono i figli che seguono, dolenti per un poco, il feretro dei genitori. Poi riprendono a vivere, com’è giusto che sia, rafforzando il ricordo e allontanando la sofferenza. Ma quando sei tu a sopravvivere a tuo figlio non smetti mai di soffrire, di immaginare la vita che avrebbe avuto, di sentirlo sempre dietro di te, senza più vederlo, toccarlo, mai più. Tacque. Non c’era altro da dire”.
 
E non c’è proprio più altro da dire, l’amore, che acceca Isabella, si rivela finalmente in tutta la sua potenza, in queste ultime poche righe, ma sgocciola come un rubinetto chiuso male, intingendo l’intero romanzo, e accompagnando a braccetto la narrazione completa.
Un ulteriore punto degno di nota, per il quale merita spendere due parole, è il detonatore. Un piccolo aggeggio che funziona a cessazione di pressione, collegato elettronicamente ad un ricevitore di impulsi, legato ad una cintura, cinta al tronco dei tre ostaggi.
Un esplosivo decisamente congeniale, studiato nel minimo dettaglio, rischi e vantaggi. Arma letale per chi è disposta a tutto, e non ha paura di morire. La morte è comunque un’opzione accettabile.
Un romanzo al femminile, dove la figura della donna si tinge di eroismo, forza, tenacia, ma anche genuinità e amore. E tali caratteristiche emergono non solo nella protagonista, Isabella, ma anche nella figura dell’infermiera Antonella De Santis. Non smetterò mai di chiedermi quanto sarebbe stato più bello, fluido e significativamente brillante, se l’autrice avesse dedicato più spazio a tale figura.
Ma questo non è altro che il gusto personale di una femminista convinta, e di un’amante delle supereroine quale sono; che di certo non può che accentuare la forza di questo romanzo.





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