Un racconto nato dal caso, come tutti gli altri, del resto_
[La sostanza melmosa
mi si bloccò in gola, transitando lentamente tra la faringe e
l’esofago. Niente era come sembrava, tutto
veniva abilmente celato sotto una paralisi facciale, che si divertiva
a beffarsi di me. E intanto una sottile lamina affilata,
impercettibile al senso umano, squarciava una coltre di vergogna,
densa e profonda, come la sostanza melmosa che ero costretta ad
ingurgitare. Vergogna e ossessione impedivano ad una ragazza
stropicciata, felice ma sempre malinconica e triste, di compiere una
semplice azione, come dissetare l’organismo attraverso un semplice
succo all’albicocca.]
[Il tassello che avrebbe reso possibile
l’identificazione di una persona confusa e spettinata, determinata
e lamentosa, infinita eppure evidentemente bassa, contraddittoria,
felice ma sempre malinconica e triste. Ironica e acida. Simpatica e
sorprendentemente solitaria. Inutile come un moscerino schiacciato su
parabrezza. Piccola come una balena. L’ho detto contraddittoria?
Una vera fallita.
I fallimenti costellano da sempre la
mia inutile vita. I fallimenti mi hanno portata fin qui, in questo
luogo denso e viscerale, protetto da sbarre ferrose, che impediscono
al mio grido di vibrare nell’aria. Questo urlo riempie i miei
polmoni di un’aria nuova, pulita, che profuma di gasolio e
cherosene.
Nulla è facile in prigione.]
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