domenica 22 maggio 2016

In viaggio verso una nuova India

L'India ha perso tutto. Ha perso tutto, anche la disparità sociale.
Oggi scrivo mossa da una rabbia irreale, insensata, innaturale, data da una realtà mostrata da milioni di sguardi assenti; che resta schiacciata dal peso di eventi più incidenti, come un'economia indiana, in continua e sorprendente ascesa, che si contrappone ad una povertà, sempre più miserabile.
La mia rabbia è inquitante e struggente, e mi spinge a vedere la realtà, questa realtà, come se non fosse altro che una malattia.

Se si vuole partire per l'India, così si dice, bisogna essere pronti a tutto; alla sporcizia, agli odori pungenti, ad una povertà sconcertante. E' utile farsi il proprio pacchettino, il proprio bagaglio mentale, di esperienze acquisite e condivise, da allargare e sfaldare, ad ogni passo. Tutto può succedere.

L'India, da un po' di anni a questa parte, sta sperimentando una straordinaria crescita economica: Delhi ora è una città di 16mila abitanti, e sta rapidamente mutando il suo volto, grazie proprio a questo boom economico. Circolano, in un'aria più inquinata, tanti più soldi e automobili, più pulizia in quelle strade, una volta infestate da odori sprezzanti e disagi di ogni tipo, e tante più opportunità per questa nuova India, pronta a sbocciare.
Ma il disagio può essere spazzato, spostato da una zona all'altra, con un colpo di scopa, ma di certo non eliminato.
Chi ha beneficiato maggiormente di questa nuova ricchezza?
Di certo non gli immigrati nelle campagne, quella fascia di popolazione senza lavoro, e senza casa.

Uno studio dell'OCSE evidenzia come il guadagno, in questo stato in crescente ascesa, sia distribuito in maniera totalmente disomogenea tra le classi sociali; e il divario, quel gigantesco divario, tra ricchi e poveri, sia enormemente aumentato.

Per un India che cresce, ce n'è un'altra, più nascosta e maleodorante, che soccombe.
La condizione dei senzatetto in India è una vergogna nazionale, tornata in modo imbarazzante sotto l'attenzione dei media, e della super agiata borghesia indiana.
La questione dei bambini di strada è drammatica, un dramma struggente in questo nuovo stato, vista anche la carenza di interventi pubblici, che sembrano più interessati ad un modello di sviluppo economico rampante, più che alla vita di quei connazionali, che muoiono, davanti ai loro occhi.
C'è chi vive circondato dal pc e tv satellitare, e chi si alza ogni mattina sognando un materasso, e una coperta senza pulci.

Gli ideali di uguaglianza non esistono, nella shining india
Laddove la forbice sociale si allarga esponenzialmente, viene quasi da chiedersi se tali concetti non siano prettamente occidentali, e profondamente alieni ad una cultura, quella indiana, impregnata da un forte senso di accettazione cosmico, che rasenta la rassegnazione. Il mondo è ingiusto, perchè karmico.

I numeri di questa forbice sono impressionanti e spaventosi.
Sarebbero ben oltre un miliardo, nel mondo, le persone che vivono in intollerabili condizioni di vita, occupando strisce di terra dimenticate, e celate agli occhi dei turisti, nelle periferie delle grandi metropoli.

Slum, baraccopoli, bidonville, favelas, township, poco importa in che modo le si voglia chiamare, rappresentano comunque l'inferno di intere generazioni di individui.
Il nuovo capitalismo, la globalizzazione, e la crisi, hanno imposto una fuga dalle aree rurali, e costretto una moltitudine umana ad ammassarsi negli slum, nella speranza, unicamente, di sopravvivere.

Un India che respira, in bilico, tra sfarzo e miseria.

La situazione è molto critica, al limite dell'umano.
A Delhi lo stato ha aperto rifugi per circa 17mila persone, ma secondo gli ultimi dati i senzatetto nella capitale sarebbero almeno 125mila. E 3000 di questi muoiono ogni anno, per la strada, a causa del freddo e delle malaattia. La gente muore per strada, e viene spazzata via, con un colpo di scopa da un ordinamento statale, che tenta di fare pulizia nella nuova India.
Se vogliamo partire per l'India, così si dice, bisogna essere pronti a tutto; alla sporcizia, agli odori pungenti, ad una povertà sconcertante.
Partiamo per il nostro viaggio indiano, al fine di toccare con mano, realmente, tutto quello che vi sto dicendo.

L'India sta sperimentando gli eccessi di un capitalismo, che sfocia in un consumismo sfrenato, quel consumismo, che di certo noi Occidentali conosciamo bene.

Immaginiamo di trovarci ad uno di quei matrimoni indiani, un evento eccezionale, una festa magnifica, dove lo sfarzo, l'eccesso ed il surreale, fanno da componente aggiuntiva all'aria opprimente che si respira. Decorazioni plasticheggianti, musica assordate, ballerini impailettati, cantanti luccicanti, una quantità di cibo talmente esagerata, se proporzionata al numero d'invitati. Inutile dire che gran parte di questo verrà vergognosamente sprecato.
Da un lato di questa medaglia d'oro zecchino, esistono i partecipanti all'evento, che raggiungono la location, comodamente accompagnati dalle loro auto di lusso, appesi all'ultimissimo modello di i phone,sfoggiando abiti infiocchettati da centinaia, se non migliaia di dollari.
Sentono l'estremo bisogno di sfoggiare una ricchezza acquisita ed irreale. Lasciano dietro di se una scia di una fragranza indiana, che non sa di India.
Capovolgendo la medaglia, esiste chi, a questa festa sfarzosa, fa da tappezzeria. Chi apre le portiere di quelle auto esageratamente shic, un personale indiano che accetta di lavorare, ogni giorno, per poche rupie l'ora, (circa un euro), accontentandosi del misero guadagno, accettando una condizione d'ingiustizia disarmante, perchè la miseria è talmente diffusa, che la manodopera da sfruttare, di certo, non manca mai. Il disagio aumenta esponenzialmente, come forfora sugli abiti dei ricconi.
In India vive il più alto numero di poveri al mondo. Il 42% della popolazione vive con meno di un euro al giorno. Stiamo parlando di mezzo miliardo di persone, mica briciole.
Qualuno è disposto ad aascoltarli?
Fuori da questo sfarzo, a pochi metri di distanza dalla festa, esiste l'altra India, quella vera, reale, drammatica, umana. Quella che vive di stenti, quei famosi 400 milioni di individui che trascorrono le loro nottate sotto ad un cavalcavia, e defecano nelle aiuole cittadine.

C'è in gioco la dignita delle persone; i senzatetto vengono spesso additati come fannulloni, ma sono lavoratori infaticabili, guidatori di risciò, manodopera silenziosa per quella India che, invece, se la passa bene. Si ammazzano di lavoro per poche rupie, e di notte, dormendo per strada, sono estremamente vulnerabili.

Il governo nazionale del premier Narendra Modi sta cercando di correre ai ripari, lanciando un programma di pulizia, tentando di rimediare ad un problema che affligge lo stato indiano da molto tempo. “Clean India”, un progetto ambizioso, che ha l'obiettivo di portare più igiene pubblica nelle città, anche in vista di un turismo occidentale, che questa realtà maleodorante, proprio non può vederla.
Pulizia per la nuova India, quel nuovo stato che, da un po' di anni a questa parte, sta sperimentando una straordinaria crescita economica.
L'India, quel nuovo stato che, sta facendo pulizia per le strade centrali delle grandi città, spolverando i senzatetto come fossero polvere, facendoli sloggiare dai loro posti letto sotto le stelle, dai marciapiedi dove sono soliti riposare, sostituendoli con una serie di vasi di fiori profumati.
Un India che respira, in bilico, tra sfarzo e miseria.

Un India che maschera il fetore della miseria con una fragranza floreale.

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