L'India ha perso tutto. Ha perso tutto,
anche la disparità sociale.
Oggi scrivo mossa da una rabbia
irreale, insensata, innaturale, data da una realtà mostrata da
milioni di sguardi assenti; che resta schiacciata dal peso di eventi
più incidenti, come un'economia indiana, in continua e sorprendente
ascesa, che si contrappone ad una povertà, sempre più miserabile.
La mia rabbia è inquitante e
struggente, e mi spinge a vedere la realtà, questa realtà, come se
non fosse altro che una malattia.
Se si vuole partire per l'India, così
si dice, bisogna essere pronti a tutto; alla sporcizia, agli odori
pungenti, ad una povertà sconcertante. E' utile farsi il proprio
pacchettino, il proprio bagaglio mentale, di esperienze acquisite e
condivise, da allargare e sfaldare, ad ogni passo. Tutto può
succedere.
L'India, da un po' di anni a questa
parte, sta sperimentando una straordinaria crescita economica: Delhi
ora è una città di 16mila abitanti, e sta rapidamente mutando il
suo volto, grazie proprio a questo boom economico. Circolano, in
un'aria più inquinata, tanti più soldi e automobili, più pulizia
in quelle strade, una volta infestate da odori sprezzanti e disagi di
ogni tipo, e tante più opportunità per questa nuova India, pronta a
sbocciare.
Ma il disagio può essere spazzato, spostato da una zona
all'altra, con un colpo di scopa, ma di certo non eliminato.
Chi ha beneficiato maggiormente di
questa nuova ricchezza?
Di certo non gli immigrati nelle
campagne, quella fascia di popolazione senza lavoro, e senza casa.
Uno studio dell'OCSE evidenzia come il
guadagno, in questo stato in crescente ascesa, sia distribuito in
maniera totalmente disomogenea tra le classi sociali; e il divario,
quel gigantesco divario, tra ricchi e poveri, sia enormemente
aumentato.
Per un India che cresce, ce n'è
un'altra, più nascosta e maleodorante, che soccombe.
La condizione dei senzatetto in India è
una vergogna nazionale, tornata in modo imbarazzante sotto
l'attenzione dei media, e della super agiata borghesia indiana.
La questione dei bambini di strada è
drammatica, un dramma struggente in questo nuovo stato, vista anche
la carenza di interventi pubblici, che sembrano più interessati ad
un modello di sviluppo economico rampante, più che alla vita di quei
connazionali, che muoiono, davanti ai loro occhi.
C'è chi vive circondato dal pc e tv
satellitare, e chi si alza ogni mattina sognando un materasso, e una
coperta senza pulci.
Gli ideali di uguaglianza non esistono,
nella shining india
Laddove la forbice sociale si allarga
esponenzialmente, viene quasi da chiedersi se tali concetti non siano
prettamente occidentali, e profondamente alieni ad una cultura, quella
indiana, impregnata da un forte senso di accettazione cosmico, che
rasenta la rassegnazione. Il mondo è ingiusto, perchè karmico.
I numeri di questa forbice sono
impressionanti e spaventosi.
Sarebbero ben oltre un miliardo, nel
mondo, le persone che vivono in intollerabili condizioni di vita,
occupando strisce di terra dimenticate, e celate agli occhi dei
turisti, nelle periferie delle grandi metropoli.
Slum, baraccopoli, bidonville, favelas,
township, poco importa in che modo le si voglia chiamare,
rappresentano comunque l'inferno di intere generazioni di individui.
Il nuovo capitalismo, la
globalizzazione, e la crisi, hanno imposto una fuga dalle aree
rurali, e costretto una moltitudine umana ad ammassarsi negli slum,
nella speranza, unicamente, di sopravvivere.
Un India che respira, in bilico, tra
sfarzo e miseria.
La situazione è molto critica, al
limite dell'umano.
A Delhi lo stato ha aperto rifugi per
circa 17mila persone, ma secondo gli ultimi dati i senzatetto nella
capitale sarebbero almeno 125mila. E 3000 di questi muoiono ogni
anno, per la strada, a causa del freddo e delle malaattia. La gente
muore per strada, e viene spazzata via, con un colpo di scopa da un
ordinamento statale, che tenta di fare pulizia nella nuova India.
Se vogliamo partire per l'India, così
si dice, bisogna essere pronti a tutto; alla sporcizia, agli odori
pungenti, ad una povertà sconcertante.
Partiamo per il nostro viaggio indiano,
al fine di toccare con mano, realmente, tutto quello che vi sto
dicendo.
L'India sta sperimentando gli eccessi
di un capitalismo, che sfocia in un consumismo sfrenato, quel
consumismo, che di certo noi Occidentali conosciamo bene.
Immaginiamo di trovarci ad uno di quei
matrimoni indiani, un evento eccezionale, una festa magnifica, dove
lo sfarzo, l'eccesso ed il surreale, fanno da componente aggiuntiva
all'aria opprimente che si respira. Decorazioni plasticheggianti,
musica assordate, ballerini impailettati, cantanti luccicanti, una
quantità di cibo talmente esagerata, se proporzionata al numero
d'invitati. Inutile dire che gran parte di questo verrà
vergognosamente sprecato.
Da un lato di questa medaglia d'oro
zecchino, esistono i partecipanti all'evento, che raggiungono la
location, comodamente accompagnati dalle loro auto di lusso, appesi
all'ultimissimo modello di i phone,sfoggiando abiti infiocchettati da
centinaia, se non migliaia di dollari.
Sentono l'estremo bisogno di sfoggiare
una ricchezza acquisita ed irreale. Lasciano dietro di se una scia di
una fragranza indiana, che non sa di India.
Capovolgendo la medaglia, esiste chi, a
questa festa sfarzosa, fa da tappezzeria. Chi apre le portiere di
quelle auto esageratamente shic, un personale indiano che accetta di
lavorare, ogni giorno, per poche rupie l'ora, (circa un euro),
accontentandosi del misero guadagno, accettando una condizione
d'ingiustizia disarmante, perchè la miseria è talmente diffusa, che
la manodopera da sfruttare, di certo, non manca mai. Il disagio
aumenta esponenzialmente, come forfora sugli abiti dei ricconi.
In India vive il più alto numero di
poveri al mondo. Il 42% della popolazione vive con meno di un euro al
giorno. Stiamo parlando di mezzo miliardo di persone, mica briciole.
Qualuno è disposto ad aascoltarli?
Fuori da questo sfarzo, a pochi metri
di distanza dalla festa, esiste l'altra India, quella vera, reale,
drammatica, umana. Quella che vive di stenti, quei famosi 400 milioni
di individui che trascorrono le loro nottate sotto ad un cavalcavia,
e defecano nelle aiuole cittadine.
C'è in gioco la dignita delle persone;
i senzatetto vengono spesso additati come fannulloni, ma sono
lavoratori infaticabili, guidatori di risciò, manodopera silenziosa
per quella India che, invece, se la passa bene. Si ammazzano di
lavoro per poche rupie, e di notte, dormendo per strada, sono
estremamente vulnerabili.
Il governo nazionale del premier
Narendra Modi sta cercando di correre ai ripari, lanciando un
programma di pulizia, tentando di rimediare ad un problema che
affligge lo stato indiano da molto tempo. “Clean India”, un
progetto ambizioso, che ha l'obiettivo di portare più igiene
pubblica nelle città, anche in vista di un turismo occidentale, che
questa realtà maleodorante, proprio non può vederla.
Pulizia per la nuova India, quel nuovo
stato che, da un po' di anni a questa parte, sta sperimentando una
straordinaria crescita economica.
L'India, quel nuovo stato che, sta
facendo pulizia per le strade centrali delle grandi città,
spolverando i senzatetto come fossero polvere, facendoli sloggiare
dai loro posti letto sotto le stelle, dai marciapiedi dove sono
soliti riposare, sostituendoli con una serie di vasi di fiori
profumati.
Un India che respira, in bilico, tra
sfarzo e miseria.
Un India che maschera il fetore della
miseria con una fragranza floreale.
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