"IL SIGNOR NESSUNO"
Album illustrato firmato Joanna Concejo
Edito da: topipittori Edizioni, 2010
per info: www.topipittori.it
La prima volta che mi presentarono “Il signor nessuno” di
Joanna Concejo, pensai, da persona totalmente ignorante nel campo, che
l'illustrazione consistesse dunque nel rappresentare ciò che si vuole,
indipendentemente dal testo che accompagna.
Un anno dopo, ricca di un bagaglio di conoscenze sul tema
decisamente più ampio, comprai subito il libro, presa dall'impeto di un amore
folle per l'autrice, e per le sue scelte stilistiche.
Continuai comunque a non comprendere la sua capacità
interpretativa. Meno capivo, più sfogliavo, riguardavo, rileggevo le immagini,
per poi passare alla storia. Ero convinta di poter dare un senso alla sua arte.
“il signor nessuno” è un libro da sfogliare lentamente,
leggendo e rileggendo le immagini associate alla storia, soffermandosi su ogni
piccolo particolare, anche il più insignificante, perché anche quello può
aprirti un mondo.
L’illustratrice ci presenta il protagonista parlando il
linguaggio della gente che lo conosce, e guardandolo con gli occhi di quelle
persone che gli passano accanto tutte le mattine.
Invisibile. Una persona del tutto insignificante, incapace di
lasciare anche solo una minima traccia di se, alle persone che lo circondano.
Uno di quegli individui, che se scomparisse dalla faccia della terra, nessuno
se ne accorgerebbe. Il signor nessuno è un signorotto appena accennato da un
tratto fine e delicato, tipico di Joanna Concejo, che si perde in uno sfondo di
individui grandi e grossi, dall’aria totalmente disinteressata, troppo
impegnati a risolvere chissà quale dramma interiore, per apprezzare il mondo
che li circonda. E questo è tipico degli abitanti di quella zona. E’ tipico
della gente che vive in quel quartiere. Un quartiere grigio. Dove piove sempre.
Dove piove anche dentro. Dove la pioggia ti parte dal cuore. Quel quartiere
dove nessuno si conosce veramente.
Il signor nessuno no, non tiene la pioggia nel cuore. E’ un
essere insignificante, grigio, piccolo, né brutto né bello, solitario e
probabilmente anche muto. Ma lui no, non tiene la pioggia nel cuore. Nel cuore
lui tiene l’amore.
Una storia delicata, fine, soave, poetica e tanto leggera da
perdersi nell’aira, ed avvolgerti come una calda brezza estiva.
E’ una storia che cammina in punta dei piedi, e attraversa
gentilmente il tema dell’indifferenza, dell’ignoranza, della solitudine. Ma è
una storia che parla d’amore. Un amore intimo e profondo, che trasmetti senza
ricevere nulla in cambio.
"MIRROR"
_La trilogia del Limite_
Firmata Suzy Lee
Edito dalla casa editrice: Corraini,
nella collana bambini
Per Info:www.corraini.com
Esiste una regola non scritta dell'editoria, che afferma che
l'autore di libri illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della
doppia pagina, per non ostacolare la lettura. Cosa succede quando questa regola
viene deliberatamente ignorata?
“Mirror”, edito dalla casa editrice Corraini, è un album
illustrato muto,senza parole, che si presenta in un formato classico,
sviluppato in verticale.
La vera innovazione dell'artista Suzy Lee è stata quella di
concentrare l'attenzione proprio al centro della pagina, zona normalmente
occupata dalla rilegatura, che unisce le pagine affiancate. Tale spazio diventa
protagonista e fulcro principale, attorno al quale ruota l'intera storia. E' quindi
la piega tra le pagine lo Specchio, “the Mirror”, attraverso il quale la
bambina, scopre per la prima volta la sua immagine riflessa, e ci racconta la
sua avventura. L'illustratrice sceglie di presentarcela così, in tutta la
semplicità del bianco e nero, realizzata attraverso pochi tratti con la tecnica
del carboncino, dall'aria furbetta e intelligente, dotata di quella curiosità
ed ingenuità pura ed incontaminata, che solo il mondo dell'infanzia può avere.
Toccando il libro, guardandolo, sfiorandolo, sfogliando le sue pagine, sentiamo
le emozioni vissute da questa bambina nel vedere la sua immagine riflessa.
Percepiamo il suo timore iniziale nella scoperta di “un'altra lei”, la vediamo
giocare, divertirsi, scherzare, fare le boccacce, proviamo in prima persona
quell'attimo di felicità pura celebrato da schizzi di colore che esplodono,
invadendo l'intera superfice cartacea. Momenti di gioia assoluta dati dalla
convinzione di aver riconosciuto, in quell'immagine riflessa, un qualcosa di
vero.
L'originalità dell'autrice Suzy Lee sta proprio nel lasciare
a noi lettori il compito di interpretare quel qualcosa, quel non so che tale da
rendere questa avventura speciale, e degna di essere vissuta.
L'autrice ci permette di guardare attraverso gli occhi della
protagonista, e di vivere la sua storia attraverso la nostra personale
interpretazione. In questo modo la trama raccontata dalle immagini diventa la
nostra storia, e noi assumiamo improvvisamente il ruolo di narratori e
protagonisti della nostra personale avventura.
E la bellezza ed il fascino degli album illustrati sta
proprio nella loro immortalità.
Possiamo aprirli, chiuderli, sfogliarli, leggerli e
rileggerli anche mille volte, ma ogni volta sarà come la prima. Ogni volta ci
regalerà un emozione diversa, dalla quale trarremo spunti e stimoli differenti,
e ci ritroveremo catapultati in un'altra nuova storia, la nostra avventura,
narrata dalla nostra fantasia.
"POMPEI"
Graphic Novel firmata Toni Alfano
Edita dalla "Neo Edizioni" 2014
Per Info: www.neoedizioni.it/neo
Toni Alfano è un artista e illustratore che ha firmato quasi
tutti gli artwork della Neo Edizioni. Di fronte al suo primo esordio
editoriale, intitolato “Pompei”, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio
enigma, un rebus liberatorio, una personale e misteriosa anamnesi dell’autore.
Si potrebbe pensare alla lenta ricostruzione di un trauma,
un processo di trivellazione emotiva, che sfocia nella coagulazione di un
intero percorso artistico. “Pompei” appare ai nostri occhi un’opera pressoché insondabile
quanto introspettiva, e probabilmente impossibile da spiegare a parole.
E’ difficile trovare una chiave di lettura a cinque capitoli
che si presentano agli occhi del lettore differenti e a sé stanti, testimoniano
un corpo smembrato e alternano scale di grigi a campiture rosse.
L’interpretazione risulta ostica e impedisce di individuare il giusto rapporto
da instaurare con una sequenza di tavole dal tratto accattivante, a volte
nervoso, atre volte più morbido, opaco e realista.
“Pompei” è un luogo di sperimentazione personale; qui si
riversano le ossessioni e le angosce di Toni Alfano, cristallizzate in micro
narrazioni, suddivise in cinque capitoli differenti, quasi incidentali.
Le relazioni tra testo e immagini fanno del singolo poema un
vero rompicapo, il lettore non è
attratto dal desiderio di capire “come finisce la storia”, quanto dalle
relazioni possibili, e dalle improvvise aperture di senso, e di non senso,
insite nelle pieghe del libro. “Pompei” si muove su un territorio in cui gli
elementi testuali, e le immagini, di volta in volta collimano e divergono,
allontanandosi, sempre apparentemente, dalla fuga narrativa, e paradossalmente
spingono il lettore, immerso nelle illustrazioni, a chiedersi cosa succederà,
quale sarà il colpo di scena. In questo viaggio la guida è la parola,
l’immagine suscita sensazioni poetiche, spettrali, a volte sono raffigurazioni
famigliari e rassicuranti, altre volte sfuggenti, sarcastiche, distorte.
Siamo di fronte a suggestioni poetiche, ma di certo non in
presenza di una poesia a fumetti.
Il testo è il vero motore dell’azione, le immagini
illustrano, sono un semplice correlato visivo. Appare quindi chiaro la
lontananza rispetto al classico libro illustrato.
La pagina standard del fumetto si è evoluta per raccontare
un certo tipo di storia; la materia densa e sfuggente di cui si occupa “Pompei”
costringe Alfano a muovere l’equilibrio tra testo e immagine, in favore del
primo termine.
La “verbosità” dell’autore è da considerare un limite, o
forse si identifica meglio come punto di forza?
Difficile formulare una risposta che sia soddisfacente al
fine di sfatare il mistero di questa opera, che pare sfidare il paradosso;
anche quando ci addentriamo nel vivo della narrazione, non possiamo fare a meno
di avvertire un eccessivo peso della parola.
Nel quarto capitolo lo stile muta considerevolmente, notiamo
un tratto a matita, fortemente chiaroscurato e realista. I racconti conservano
un tono onirico e trattano temi tra di loro disturbanti: parlano di ossessioni,
ricordi, paure infantili, traumi.
“Quanto segue non è la
rievocazione di un fatto del passato, ma il racconto dei nostri giorni, dei
nostri drammi individuali e sociali, attraverso quel simbolo. Pompei
disintegrata dalla forza della natura, dissolta nella materia, e consegnata al
mito senza tempo. Così come le nostre vite, le nostre relazioni, i nostri
ruoli, sono solo frutto di identificazioni, illusioni, destinate ad essere
riassorbite nella forza che le ha generate: un sogno”.
Così dice l’autore, Toni Alfano, per introdurre un’opera
“stonata”, che supera i confini apparentemente invisibili ed insormontabili,
che separano la graphic novel dal fumetto e dalla prosa poetica, ricostruendo
un immaginario nuovo, acido e surreale.
Ciò che affascina di “Pompei” non è solo il rapporto testo-immagine;
l’autore ha oltrepassato ogni confine terreno, creando un materiale narrativo
accidentale e metafisico. E’ questo nucleo solido e narrativo a catturarti,
questo spaccato favolistico nel flusso libero e liberatorio della sua prosa, un
flusso di coscienza impresso nero su
bianco sulle pagine di un libro, proveniente dalle viscere più profonde della
sua persona.
“Pompei” è una sfida al lettore ideale, all’appassionato di
fumetti e anche all’amante dell’alta letteratura; è un piccolo teorema sulla
friabilità dei confini.
Spetta voi, dunque, trovare una soluzione a questo enigma.
"LA MORTE E' UN'OPZIONE ACCETTABILE"
Romanzo esordio di Gabriella Grieco.
Edito nel 2013 dalla casa editrice "I Sognatori".
Per Info: www.casadeisognatori.com
_Le mie Recensioni_
[Una donna sola tiene in scacco milioni di agenti.
Nessuno ha il fegato di muovere un dito, nessuno osa neanche
respirare.
La ragione è molto semplice.
La donna stringe tra le dita affusolate ed esperte un
detonatore. Il detonatore è collegato a dell’esplosivo. L’esplosivo è
assicurato ad una cintura. La cintura è legata al tronco di tre uomini, tre
ispettori di polizia, sequestrati, dalle abili mani di una sola donna. Tre
uomini sequestrati in una sola stazione di polizia, popolata da centinaia di
agenti e di forze dell’ordine].
Potrebbe sembrare, inizialmente, una notizia di cronaca. In
fondo di notizie di sequestri, follie, omicidi, rapimenti, i nostri padiglioni
auricolari ne sentono a profusione, ogni volta che ci imbattiamo in un
telegiornale.
Ma quando si parla di libri, c’è sempre quel nonsochè, quel
fattore plus, che affascina noi lettori, e ci tiene attanagliati alla storia,
come un cocainomane alla sua droga.
Sto parlando di “La morte è un’opzione accettabile”, una
dipendenza piuttosto piacevole, scoperta pochi giorni fa, in quell’affascinante
mondo che è il genere thriller.
E il romanzo esordio della scrittrice catanese, Gabriella
Grieco, abbraccia appieno tutte le caratteristiche di tale genere.
Come ho già detto, può sembrare inizialmente una notizia di
cronaca, ma cambia decisamente aspetto, man mano che ci si inoltra nella
lettura, avvicinandosi quasi al mondo del fumetto e, oserei dire alla
fantascienza. Sì, perché c’è un qualcosa di magico ed inspiegabile nella
metamorfosi di Isabella, che si trasforma quasi in un’eroina perfetta ed
invincibile, alla Batwoman, che mantiene, neanche troppo celata, una profonda
umanità, e il suo tallone d’Achille.
Il libro possiede una trama fitta, congeniale, scorrevole,
molto veloce, (per i miei gusti anche troppo). La storia si srotola e si
riavvolge continuamente, attorno ad un fatto di cronaca, avvenuto sette anni
prima, che rappresenta il fulcro nodale al quale è abbracciata l’intera
vicenda, e attorno al quale essa morirà, attraverso un ultimo respiro, nelle
ultime righe del romanzo. Si tratta della morte di un figlio, un dolore
colossale e profondo, difficile da esprimere a parole, ma evidente da leggere
tra le righe. Si parla di ingiustizia, vergogna, sofferenza, impotenza,
riscatto, e vendetta.
La protagonista, una donna glaciale, ferma, risoluta e
determinata, è una vittima di un errore burocratico, un classico esempio della
malagiustizia italiana, che ha causato, dopo una serie di avvenimenti
spiacevoli, il suicidio del figlio. Si parla di malagiustizia, di truffa, ma
soprattutto di questa donna che, accecata dal dolore, si trasforma in una
eroina dalla doppia vita, pronta a sacrificare la sua vita pur di ottenere
giustizia.
“Il suo aspetto mite le faceva gioco. Era soltanto una donna
di mezza età ancora piacente, vestita con un semplice tailleur con pantalone e
mocassini di pelle scamosciata”.
Queste sono le sole indicazioni che riusciamo ad estrapolare
dal libro, riguardo all’aspetto apparente di Isabella. L’autrice, di fatto, si
concentra maggiormente sui fatti; l’azione brucia tra le pagine, gli
avvenimenti si susseguono, veloci, lesti, quasi accavallandosi. L’aspetto
psicologico di questa donna si intuisce da questi, e ne emerge un essere
disperato, pronto a tutto, dalla mente geniale, diabolica, immediata. Isabella
inscena un piano prodigioso, calcolato nel minimo dettaglio, perfetto. Nessuna
sbavatura pervade nella sua risoluta e ferma decisione: vuole vendetta e
giustizia. Ed è fermamente determinata ad ottenere ciò che vuole.
Ma c’è un sentimento più grande che si srotola tra le righe
del romanzo d’esordio di Gabriella Grieco: l’amore.
Ebbene sì, cari lettori, è ancora l’amore la consapevolezza
principale, il principio base, il re dei sentimenti, capace di tenere sotto
scacco il mondo intero. E parliamo dell’amore più nobile e profondo che possa
esistere al mondo, il legame indissolubile tra madre e figlio.
“Sono i figli che seguono, dolenti per un poco, il feretro
dei genitori. Poi riprendono a vivere, com’è giusto che sia, rafforzando il ricordo
e allontanando la sofferenza. Ma quando sei tu a sopravvivere a tuo figlio non
smetti mai di soffrire, di immaginare la vita che avrebbe avuto, di sentirlo
sempre dietro di te, senza più vederlo, toccarlo, mai più. Tacque. Non c’era
altro da dire”.
E non c’è proprio più altro da dire, l’amore, che acceca
Isabella, si rivela finalmente in tutta la sua potenza, in queste ultime poche
righe, ma sgocciola come un rubinetto chiuso male, intingendo l’intero romanzo,
e accompagnando a braccetto la narrazione completa.
Un ulteriore punto degno di nota, per il quale merita spendere
due parole, è il detonatore. Un piccolo aggeggio che funziona a cessazione di
pressione, collegato elettronicamente ad un ricevitore di impulsi, legato ad
una cintura, cinta al tronco dei tre ostaggi.
Un esplosivo decisamente congeniale, studiato nel minimo
dettaglio, rischi e vantaggi. Arma letale per chi è disposta a tutto, e non ha
paura di morire. La morte è comunque un’opzione accettabile.
Un romanzo al femminile, dove la figura della donna si tinge
di eroismo, forza, tenacia, ma anche genuinità e amore. E tali caratteristiche
emergono non solo nella protagonista, Isabella, ma anche nella figura
dell’infermiera Antonella De Santis. Non smetterò mai di chiedermi quanto
sarebbe stato più bello, fluido e significativamente brillante, se l’autrice
avesse dedicato più spazio a tale figura.
Ma questo non è altro che il gusto personale di una
femminista convinta, e di un’amante delle supereroine quale sono; che di certo
non può che accentuare la forza di questo romanzo.
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