sabato 24 ottobre 2015

Dipendenza da smartphone

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Dipendenza da Smartphone_


 



[Basta entrare in una metropolitana, salire su un autobus, frequentare un locale affollato, per rendersi conto di quanto il nostro sguardo si sia abbassato. Letteralmente. Quanti di noi si guardano ancora negli occhi?
Siamo sempre impregnati, rapiti dai nostri smartphone. Sempre connessi, modalità online. Al punto di perdere il contatto con la realtà.
Il web è uno strumento, e come tale amplifica tutto. Il fenomeno del bullismo diventa cyber, aggravando le conseguenze, perché le relazioni virtuali sono molto diverse da quelle reali. Lo sapevate?
Internet può essere uno spietato carnefice. E’ sufficiente aprire le pagine di cronaca di un quotidiano per leggere di branchi che deridono e perseguitano un ragazzo omosessuale, una ragazza in sovrappeso, o chiunque venga percepito come “diverso”.
Omofobia. Ancora pura omofobia.
Ci sono vittime del web che, non sapendo come reagire, scelgono il suicidio.
Come si può arrivare a gesti tanto estremi?
In inglese vengono definite “Social Network addiction”, e “friendship addiction”, e sono una sorta di dipendenza da connessione, aggiornamento, e controllo della propria pagina web, e da amicizia, o meglio la ricerca di nuove amicizie virtuali.

La dipendenza da social network è molto diffusa, e come avviene nelle altre dipendenze, è causa di non pochi problemi. Gli atteggiamenti di uso ed abuso di questi siti web ed il loro perpetrarsi, fino addirittura alla dipendenza, sono innescati e portati avanti da meccanismi psicologici e neurologici di piacere, soddisfazione, affettività ed autostima. A livello celebrale vengono rilasciate maggiori quantità di sostanze psico-attivanti e a livello mentale si creano meccanismi e schemi ricompensatori che portano al riutilizzo continuo e sempre maggiore.
Nel 2008 la diffusione di Facebook è stata così esponenziale da posizionare l'Italia al primo posto della classifica mondiale dei paesi con maggiore percentuale di incremento utenti. In pochi anni Facebook e divenuto uno dei dieci siti maggiormente cliccati e frequentati del web, acquisendo in breve tempo milioni e milioni di utenti in tutto il globo.
E’ una risorsa immensa, il web, che si muove e si sviluppa rapidissimamente, tanto da assorbire completamente la vita dell’uomo. Ma qual è la sottile differenza tra “dominare” internet, e lasciarsi assorbire da esso?

Come possiamo immaginare è più sottile di quanto appaia.
La dipendenza dai Social Networks sembra essere dovuta al forte senso di sicurezza, di personalità e di socialità (in una società sempre meno connotata dai contatti sociali) che tale forma di siti sono in grado di fornire. L' assuefazione dai social network potrebbe essere causata dalla fermezza, e dalla socialità, che questi siti sono appunto in grado di fornire, grazie alle loro infinite applicazioni. Come le altre dipendenze, porta le proprie conseguenze e i propri problemi. Quelli più riscontrati a causa di questa patologia sono l’emicrania (l’effetto più diffuso), la tachicardia e una ipersudorazione.

Questa dipendenza si sta diffondendo a macchia d’olio.
Ansia, depressione, stress sono decisamente dei fattori predittivi.
Quando si attraversa un momento di difficoltà, il computer e le sue risorse illimitate possono ridurre notevolmente lo stato di disagio sperimentato, l’ansia o il senso di solitudine, offrendo opportunità di svago e alleggerimento della mente (un veloce calmante che devia dal problema vissuto in quel dato momento).

Si rischia in questo modo di instaurare un circuito vizioso per cui, ogni volta che si è in una situazione conflittuale, si preferisce tornare a distrarsi creando una dipendenza, non una soluzione al problema, che invece permane ed, anzi, viene così alimentato.
Altri elementi predittivi possono essere la preesistenza di un’altra condizione di dipendenza (ad esempio alcol, droghe o gioco compulsivo); difficoltà relazionali; fobie o isolamento sociale.

Ma non è finita qua.
Secondo il “Pew Research Center”, tale dipendenza non è esclusivamente un problema giovanile. Si conta che il 65% degli adulti americani utilizza quotidianamente social network, un numero che è aumentato costantemente dal 7% del 2005, quando la loro ricerca è iniziata. La pandemia digitale è diventata così grave, che è quasi più comune vedere una persona assorta nel suo smartphone, piuttosto che scambiarci uno sguardo d’intesa, o un sorriso malizioso.


Dov’è finita la vita reale?
Tutto questo riguarda ognuno di noi, senza eccezioni.

Per interpretare ulteriormente quanto questa dipendenza sia reale e significativa, il fotografo Eric Pickersgill ha scattato e pubblicato una serie di fotografie di vita quotidiana, eliminando un fattore comune: tutti i dispositivi elettronici sono stati rimossi.

Il progetto s’intitola “Rimosso”, e non fa altro che sottolineare il disagio che ci siamo creati.

Sicuramente tutti noi possiamo osservare qualcosa di simile attorno a noi, o comunque lo viviamo inconsapevolmente.
Non trovate questo progetto estremamente illuminante?
Ciò che emerge da queste fotografie è di certo una senso di straniamento, alienazione dell’essere umano, mancanza. Si, mancanza. E’ come se mancasse un tassello importante, un ultimo pezzo del puzzle, per completare armoniosamente l’immagine. E’ triste realizzare che ciò che manca, che cattura l’attenzione di tutti, è proprio uno smartphone.

Le fotografie rappresentano attimi di vita quotidiana, facilmente interpretabili, e riconducibili alla nostra esperienza personale. Eppure non è la classica scenetta da “Mulino Bianco”, quella che si staglia dinnanzi ai nostri occhi.

Mani occupate, impegnate, affette dal “Mal di smartphone”, pollici ed indici affaticati dall’uso smodato di pc, tablet, ora si ritrovano vuote, ma pur sempre “in posizione smartphone”. Mani che potrebbero essere unite, e utilizzate in modi più umani, reali, vivi.
 

Il rischio più grande di questa dipendenza, è sicuramente quello di non avere più tempo per le relazioni interpersonali vere e proprie, concentrandosi solo su quelle on line. Ne risente il rapporto diretto e il confronto sia fra amici che fra coppie.
Sembra si sia completamente persa la bellezza che contraddistingue il guardarsi mentre ci si confronta, e il far trasparire le proprie emozioni tramite la mimica facciale, aumentando anche la possibilità di mentire, e mantenere la relazione ad un livello più distaccato e freddo. Tralasciamo o dimenticano di fare cose necessarie, anche cose fondamentali per la vita di tutti i giorni. Ritardiamo i pasti o addirittura ci dimentichiamo di mangiare, di bere, di dormire; saltiamo gli appuntamenti o arriviamo tardi al lavoro, o a scuola.
Avete mai sentito parlare di nomophobia, o smartphone-zombie?
Si, sono termini coniati di recente, ma che fanno riferimento ad una dipendenza della quale tutti, ma proprio tutti, ne stiamo diventando schiavi.

Se vi capita di uscire per strada con un caricabatterie in borsa, se siete sempre alla ricerca di una presa elettrica disponibile, se andate fuori di testa perché siamo nel 2015 e le prese dei treni non funzionano mai, se avete paura di restare senza il vostro telefonino, restando senza batteria, o credito.

Bene, questo articolo è rivolto anche a voi, che attraversate a città alienati da un aggeggino tra le mani; un aggeggino che in qualche strano modo riesce ad assorbire totalmente le nostre giornate. Per voi, che vi ritrovate a camminare per strade che conoscete a memoria senza neanche guardarvi attorno, che salite su mezzi pubblici senza mai alzare lo sguardo, senza minimamente preoccuparvi della vostra incolumità.
Potreste pestare un assegno da 8 milioni di dollari senza neanche accorgervene.

La tecnologia ha migliorato notevolmente la nostra vita. E’ questo che fa il progresso.
E ora siamo tutti a testa bassa, a guardare quei piccoli schermi che teniamo stretti tra le mani, dimostrando un totale disinteresse per il mondo che ci circonda. Presentiamo tutti lo stesso atteggiamento ossessivo-compulsivo di dipendenza da smartphone, senza neanche rendercene conto.

Stiamo mancando di rispetto al mondo intero, alla bellezza che ci circonda, con il nostro amore per la tecnologia?
Siamo davvero diventati così alienati, da preferire uno schermo piatto ad un bel viso sorridente?
Forse siamo tutti alla ricerca di persone che ci facciano dimenticare di controllare continuamente lo smartphone.
O probabilmente, sono ancora una volta troppo ingenua, da credere ancora nell’umanità.
E allora proviamo ad alzare gli occhi, dimentichiamo un attimo lo smartphone, e guardiamo verso l’alto, per vedere se il cielo è azzurro, grigio, o verde; sorridiamo alla signora che ci siede di fronte, perché anche un piccolo gesto, può cambiare la giornata di qualcuno].

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