Perché Io Volevo Nascere Bionda E Stupida_
E Volevo Anche Un Gatto Nero_
Una cosa sola sapevo con certezza: io non avrei varcato
quella soglia senza le mie gocce. Non potrei mai e poi mai partire senza.
I grandi pilastri esteri si stavano impossessando della mia
anima, marciavano a gran passo, soffocando ogni opposizione con una violenza
inaudita.
Una guerra fredda logorava i miei organi interni, un ricorso
agli armamenti continuo, sconquassava il mio flusso sanguigno, privandomi di
ogni forza.
Killer spietati invadevano il mio cervello, senza incontrare
resistenza.
Uomini della morte, penetravano nella mia mente, armati fino
ai denti.
Gli artefici del massacro ledevano le pareti del mio essere,
e ferivano la mia cute.
Unghie affamate di membra umane, si nutrivano della mia
carne, spargendo ovunque dolore e sofferenza.
La morte si riversava all’interno di me in una velocità
spaventosa, e, come una macchia d’olio su una tovaglia, mi accerchiava. La mia
anima s’impregnava di una sostanza ripugnante e viscida. Come una perfetta
spugna, si saturava di morte.
Non posso prendere il volo senza le mie gocce.
Non muoverò un passo fino a quando non avrò trovato quel
boccettino di acqua miracolosa.
Gli arti del mio corpo non rispondono più ai comandi. Le mie
mani dichiarano la loro indipendenza, e iniziano a frugare nella borsa senza che
io me ne accorga. Affamate e avide, rovistano in ogni tasca, lasciando alle
loro spalle dolore e sofferenza. Unghie spezzate cadono a terra; un ammasso di
ossa e pelle morta naviga in una borsa alla ricerca di una via d’uscita.
Il mio essere sta al mondo come un tossico in crisi
d’astinenza, al tempo del proibizionismo; la lingua si muove lesta, dalla mia
bocca escono fiumi di parole, un flusso continuo. Contemporaneamente la mia
mente impazza, nella direzione opposta.
Un regime totalitario, autarchico, spietato, aveva preso il
sopravvento all’interno di me, spodestando la mia giovane anima, attraverso un
colpo di stato.
Il potente esalta la sua ferocia e grida vittoria, il vinto
continua a combattere in silenzio, senza mia fermarsi, ricomponendo i cocci di
un cuore spezzato.
Siringhe colorate di sangue, che odorano di cadavere.
Sorrisi spenti. Calore umano arso vivo.
Nulla sopravvive alla malvagità umana.
Le mie gocce, dove sono le mie gocce?
All’interno di me, tutto tace in un silenzio assordante. La
disperazione s’intrufola di soppiatto nelle case sfollate. Il pianto allaga gli
occhi dei superstiti.
Un asfalto, saturo di sangue umano, si specchia in un cielo
colorato di cemento.
Un piccolo stelo d’erba sopravvive alla desolazione della
morte. Solleva il capo da terra, respira a cuore aperto, e disseta la sua anima
con tre gocce di speranza.
Tre gocce di speranza.
Quelle gocce che le mie mani avide avevano a lungo cercato,
all’interno della mia borsa.
Quelle gocce che erano sempre state lì, immobili, ad aspettarmi.
Come un filo d’erba sopravvissuto al massacro, distacco
faticosamente le mie natiche dal freddo pavimento. Allargo il mio volto provato
in un grande sorriso; un sorriso rivolto a quel mondo che mi circonda, e che da
sempre mi appartiene.
Uno, due, tre. Sento il liquido scivolare nella mia gola,
attraversare l’intero corpo, fino a riempire i miei polmoni di un’aria leggera
e nuova. Di un’aria viva.
E’ sufficiente la giusta dose di speranza.
Bastano tre gocce del mio elisir, e la mia essenza di essere
umano fragile, ma mai debole, è pronta a partire per un nuovo viaggio.
Boarding pass 1915 GO5 18L. In direzione di…
[…]
Nessun commento:
Posta un commento