Senza Pietà.
Quella Voglia Di Vivere Che Ti Solletica Le Narici,
Come Le Ali Di Una Farfalla Distratta, Che Ha Scambiato Il Mio Volto Per Un Fiore.
Correre, urlare, gridare, scalciare, prendere a botte,
tagliare, incidere, rovinare, distruggere, uscire e poi entrare, saltellare,
stringere fino a soffocare, rompere un vetro, buttarlo a terra per poi
camminarci sopra. Permettere al mio caldo sangue di schizzare fuori dalle mie
ferite, e di abbattersi rovinosamente in questo terreno sterile, che
rappresenta le fondamenta del mio essere.
Il cuore impazza nel petto, maledetto demone. Una
cardio-apatia si impossessa di me, rendendomi schiava di me stessa, totalmente
impotente, vittima e carnefice di un’altra parte di me, quell’alter ego
dominante, che penetra in tutte le menti geniali, per poi distruggerle.
Il gene è lo stesso, è quella vocina che fa capolino nel
cervello degli assassini, si schiarisce piano piano la gola, e inizia a
tormentare, giorno dopo giorno, quelle menti innocenti, e le trasforma, minuto
dopo minuto, in artefici del male.
Perché i tempi sono cambiati, i protagonisti dei massacri
più atroci non sono più mostri o serpenti, non vestono più un tetro mantello, i
malvagi non assomigliano più a quelli dei cartoni, non possiedono più quell’ego
rumoroso che li seduce, e li persuade a lasciare una traccia, un segno di se.
Le stragi più rovinose, i massacri più cupi e rumorosi, i
cutter più affilati, appartengono sempre al dirimpettaio della porta accanto.
Il vicino perfetto con cui fare due parole quando ci si incrocia per le scale,
e parlare della neve e del sole, perché alla gente si sa, piace annoiarsi con
fluttuanti futilità.
Questa è la banalità del male studiata e raffigurata da
Hannah Arendt.
Lei ha lanciato il sasso nell’Oceano, per istruirci, farci
conoscere quell’altra parta di noi. Il demone che si nasconde, nelle zone più
intime, nel privato, nelle fondamenta, sotto quel liquido corporeo accumulato
da troppo tempo. Si cela, occulta la ragione, e aspetta il momento giusto, si
quello giusto, per attaccare, distruggere, rovinare. Senza pietà.
Annah Arendt ha lanciato il sasso nell’Oceano e noi non
l’abbiamo colto.
Probabilmente eravamo troppo impegnati ad annoiarci,
conversando sul dramma dei cambiamenti climatici.
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