martedì 10 marzo 2015

Il Boccone Perso Nel Bosco_ La Disperazione Della Scelta Giusta_

[Come una perfetta sognatrice imito "Hansel e Gretel", nel loro pellegrinaggio, pieno di insidie e pericoli, alla ricerca della giusta strada che li conduca finalmente a casa.
Come una disperata filosofa, condivido i pensieri terribilmente attuali dell'opera "Aut Aut" di Kierkegaard, padre dell'esistenzialismo].
 



Lavorare su ste stessi è un impiego stancante ed estremamente estenuante. Come un esperto zappatore, scavo nel passato, 25 anni di vita, per scovare quelle prove, testimonianze infallibili, fatti concreti, al fine di inchiodare un potenziale assassino.

Fotografare tutti gli indizi che ti hanno portato ad intraprendere una determinata strada, ad inseguire la giusta pista, armata di un paio di guanti in lattice, che ti lasciano un puzzo nelle mani insopportabile, e fastidiosamente appiccicoso. Ma consentono di mantenere una barriera, il giusto distacco con la parte più marcia di te.

Fotografare, analizzare, inscatolare. Un’analisi introspettiva, una continua ricerca, per arrivare alle origini, scovare la radici dell’anima, e riportarle a galla. E’ un lavoro meticoloso il mio, tanta fatica per inchiodare un killer seriale, e condannarlo a morte.

Entrare nella mente di un assassino, per ripescare la vera nascita del suo crudele sadismo.

Entrare nella mente di un alcolista, per ripescare la vera nascita della sua dipendenza.

Entrare nella mente di un ladro di bicilette, per ripescare la vera nascita della sua cleptomania, che sta alla base di un profondo malessere.

Entrare nella mia, è stata un’impresa titanica, pericolosa, degenerante; ma allo stesso tempo il viaggio più avventuroso che io abbia mai fatto.

La mia pista è partita da una fotografia della normalità, dai colori un po’ sbiaditi e gli angoli spiegazzati. Il ritratto di una bella ragazza, come tante altre; sorride scoprendo un po’ troppo i denti irregolari, ma ha gli occhi spenti, persi nel vuoto. Indossa un vestito molto corto, uno di quelli che ti regala la libertà di assaporare le carezze del vento, anche nelle zone più intime e oscure dell’inguine. E’ una donna esibizionista, oppure un’anima innocente, che implora disperatamente uno sguardo.

La mia pista mi ha condotto ad un bivio. Due strade parallele, simili, ma estremamente diverse: una asfaltata, e contornata da aiuole fiorite; l’altra ciottolata, ricoperta di ghiaia, un terreno terribilmente sterile. La prima saliva, saliva, saliva, e man mano che raggiungeva le stelle, la superficie aumentava esponenzialmente, da una semplice via si era trasformata in una bellissima superstrada a doppia corsia. L’altra scendeva, giù, sprofondando fin sotto terra, e si stringeva, mutando il suo aspetto in un sentierino di campagna, obbligando quasi la fila indiana.

Raggiunto quel bivio mi sono ritrovata sopraffatta dalla disperazione che sta dietro ad ogni scelta. Così diceva Kierkegaard, nella sua opera “Aut Aut_ O, O”, esponendo il grande peso esistenziale della scelta, e il definitivo compito, che ognuno ha in quanto individuo, della realizzazione di se. Analogamente il mio sangue solidificava nelle mie vene, bloccava i miei muscoli, mi pietrificava dinnanzi a quella scelta che tanto mi turbava. Un involucro senz’anima sbiadiva i suoi colori, fino a diventare una monotona scala di grigi, davanti alla scelta di due parti di se.

Due strade, due personalità, due aspetti, e due caratteri totalmente diversi. Una enorme, gigantesca, bella e fiorita, permetteva addirittura di accogliere l’affluire del traffico domenicale; l’altra stretta, sterile, calpestata, rendeva difficoltoso la percorrenza tenendo per mano un’anima affine.

Due vie che riconducevano ad un’unica direzione: la salvezza.

Come un’abile Hansel avevo sparso le mie briciole di pane sul terreno di entrambe le strade, nel disperato tentativo di ritrovare finalmente la mia casa; l’unico posto dove avrei potuto stare in pace con me stessa, ed abbracciare il mio essere, nella sua totalità.

Esattamente come Hansel avevo perduto la via del ritorno, e mi ritrovavo smarrita in mezzo ad un bosco spento e scheletrico, che odorava di fallimento.

Esattamente come Hansel, tentavo invano di mantenere saldi i nervi, puntando tutto sulla parte di me Maiuscola, che avrebbe di certo trovato una soluzione. La mia mente malefica lavorava, architettando chissà quale altro salvagente, al quale aggrapparsi per non affondare, mentre il mio corpo si chiudeva a riccio, consolando la mia Gretel. Che altro non è che l’atra parte di me.

 

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