domenica 22 febbraio 2015

Il Settimo Boccone Amaro_ Ho Rubato io La Caramella_


Varco la soglia di quell’edificio, che è diventato un po’ come la mia seconda casa, con disinvoltura, dall’alto delle mie zeppe primaverili, accessorio adatto ad una giornata illuminata da un sole potente, capace di sciogliere i tre metri di neve.

Vengo accolta da Grace, l’infermiera, che mi rivolge un sorriso beffardo e mi scruta con aria misteriosa.

“Oggi è il tuo giorno, cara”. Evviva, ho sempre voluto essere la star del momento!

Me lo sentivo che c’era sotto qualcosa.

Vengo travolta da un’ondata di calore massiccia, che mi penetra nei polmoni, e mi infiamma il volto. Non è di certo sintomo di una precoce menopausa, ma forse causa del surriscaldamento globale. Si, dev’essere così.

“Si è rotto il termostato”.

Bene, ora Grace mi legge pure nel pensiero.

Una volta raggiunta quella squallida cella, si siede accanto a me, e mi guarda fisso negli occhi. Il suo sguardo mi penetra dentro, e, oltrepassando ogni ostacolo, si fa largo tra i miei organi vitali. Le orecchie prendono fuoco, di nuovo, e io mi sento improvvisamente nuda come un verme, dinnanzi alla cruda realtà.

“Ho rubato io la caramella, signora maestra, la prego, non mi sgridi!”

Più tardi avrò il colloquio con la dottoressa, e si deciderà finalmente di che morte farmi morire. E io ancora sono indecisa se sia meglio l’annegamento, o diventare il pranzo di un gruppo di Piranha.

L’arrivo di Pucca e Minnie mi rassicura, e mi riporta alla seppur piuttosto misera realtà.

E dire che oggi mi ero pure vestita bene, ero riuscita ad infilarmi i jeans, che non mettevo da tempo per paura dell’effetto “cotechino”, e abbinati alle zeppe primaverili, ero certa mi slanciassero la gamba.

Mi consolo al pensiero che accanto all’enormità di Pucca sarò sempre un grissino, uno di quelli che i suoi dentini avidi da roditore macinano ad ogni pasto; e di fronte alla persona che è Minnie, beh, sarò sempre una ragazza sveglia e vivace, come un bambino eccitato all’idea di andare al Luna Park con il suo papà.

Subito realizzo che il mio solito posto è occupato da un’altra ragazza. Judie mastica il suo boccone sorridendomi a bocca chiusa, e smuovendo il suo caschetto biondo da una parte all’altra, dona alla nostra cella buia un po’ di colore, trasmettendo al mondo calore e serenità. Peace and Love.

Già la odio, e anche se il suo animo sembra davvero sincero non riesco a farmela andare giù. E’ come quel primo pezzo di zucchina che mi rimane fermo in gola, quasi facendomi soffocare, quando, sempre sfoggiando il suo sorriso migliore, mi rivela che frequenta questo magnifico luogo dal lontano 2009.

Consumiamo il nostro pasto in silenzio. Nessuno osa più proferire parola, e io so di essere totalmente assente, immersa nel mare dei miei pensieri. Lo sguardo fisso sul mio misero pasto. Il sedere poggiato su quella scomoda sedia di quello squallido refettorio. Terminiamo il pranzo mantenendo un’atmosfera di pace e quiete, quasi ci fossimo teletrasportati nella malinconia di un convento di clausura. Ho come l’impressione che anche la naturale digestione sia abbastanza rumorosa da scatenare l’inferno.

Niente panico. Non trovo il coraggio di sollevare il mio pesante sguardo, rimasto fisso sul mio vassoio vuoto per un tempo infinito.

Niente panico. Judie e il suo caschetto biondo saranno anche qua dal 2009,ma c’è da dire che Pucca ha preso i voti, varcando la soglia del monastero, solo tre anni fa, e che Minnie, la mia cara amica Minnie, beh, probabilmente lei qui ci è nata.

“Signora maestra, ho rubato io la caramella, la prego, mi dia una bella sculacciata!”

O forse sarebbe meglio una botta in testa.

In questo clima festaiolo mi avvio amareggiata e avvilita verso l’ufficio della dottoressa.

Oggi è il mio giorno. Evviva, ho sempre voluto essere la star del momento!

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