Ed eccomi qua, una londinese perfetta, Si.
La mia prima impressione su Londra? Beh, il viaggio dall'aeroporto a casa è stato un parto plurigemellare. E avevo il foglietto delle istruzioni, si, proprio come una medicina, con modo d'uso ed effetti collaterali. The first step era scendere sotto terra per prendere il treno. Si grazie, peccato che nessuno mi avesse detto come si scende sotto terra, non c'è una porticina segreta, una scala antincendio, una rampa, come diavolo faccio ad arrivare due piani sotto? Ovviamente, come sempre capita, quando mi scervello troppo nel tentativo di risolvere un mio importante quesito, la soluzione si trova davanti ai miei occhi. Così è stato.
Stanca, infreddolita, con le spalle a pezzi a causa di un bagaglio a mano decisamente non a norma, e quanto pesa sto pc! E una valigia formato famigliare grande quanto me, che per quanto possa essere comodissima grazie alle mille rotelle da ultimo modello, risulta comunque decisamente impossibile. Impossibile da portare a mano, insollevabile (si, voglio coniare un nuovo termine!), impraticabile, non è la compagna di viaggi che mi piacerebbe portare con me sempre insomma; desideravo ardentemente il teletrasporto. E il pacchetto di patatine del mio vicino. E il bicchierone di carta grande grande di quei caffè enormi che fanno solo qua, e che ricordano tanto Lorelay e Rory. E volevo il cappello di lana antisesso della rumena di fronte a me. Che urla su Skype. Ma urla davvero, e lo dice una che ha un tono di voce già relativamente alto...
Il treno si ferma per mezz'ora. Problemi tecnici, non c'è connessione tra la ruota del treno e il binario, effettivamente non credo di aver capito bene né cosa dicesse l'altro parlante, né tanto meno la traduzione simultanea fornitami dalla coppietta italiana due sedili dopo. Se la mia postura, i miei modi, tutti i muscoli del mio corpo prima erano in uno stato di tensione massima, pronta a scattare dal treno per catapultarmi nella metro (voglio andare a casa cazzo!), la mia mente si rilassa, e l'intero corpo di conseguenza. Mi adagio sul sedile, mi sbottono la giacca, e mi interrogo sul collegamento che possa avere la connessione con le rotaie di un treno... Boh, probabilmente qua a Londra siamo già nel futuro, e tutto va avanti grazie ad internet, pure il treno. Fosse così a Macerata potrei anche sotterrarmi.
Più il tempo passava, più un martello pneumatico mi penetrava nel cervello. Un rumore assordante. Una voce echeggiante, che non vuol dire che fa eco. Vuol dire da oca. Ecco, una canzoncina starnazzante, se non sbaglio "seseifelicetulosaibattilemani", rigorosamente in rumeno, dal mio timpano stava scivolando pericolosamente verso il cervello. Il mio Io pensante stava per essere attaccato dagli alieni rumeni, che, sottoforma di una banda di scimmiette armate di piatti e tamburi marciavano nell'organo più potente di tutto il mio essere. E per giunta cantando "seseifelicetulosaibattilemani".
Io comunque non le ho battute, non ero proprio quel che si definisce l'immagine della felicità.
 Liverpool Street, che bello, sono nel centro di Londra, la città più famosa, la più bella, la più grande... La più tutto. Ma io devo ancora viaggiare sottoterra, a me non è concessa la luce del sole (il sole inesistente delle otto di sera). A me spetta la underground, metro, sottoterra ancora, che disperazione.
Il mio destino sarà vivere come una talpa, presto i miei occhi si abitueranno al buio, non distinguerò più il giorno dalla notte, non dormirò mai, e avrò delle venuzze rosse attorno alla pupilla, come i cocainomani.
Ok, basta viaggiare di fantasia, torniamo alla realtà. Ho dieci minuti di tempo per orientarmi a Londra, capirci qualcosa dalla mappa delle metro. Quaranta miliardi di linee. milioni di colori. Mille pallini colorati. Cazzo sembra una cartina di Risiko, dove sono i miei carrarmati? Cosa devo conquistare? Hide park, Soho, la Westbound..?
Non ci dovrebbero essere delle istruzioni per giocare a Risiko su una città gigantesca come Londra?
Ma poi, chi voglio prendere in giro, sono sempre stata una sega a Risiko.
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