Articolo pubblicato su Ultima Voce: http://ultimavoce2015.altervista.org/6186-2/
Il 28 Febbraio verrà celebrata la giornata mondiale delle malattie rare.
Il 28 Febbraio verrà celebrata la giornata mondiale delle malattie rare.
Un'altra giornata da segnare sul
calendario, già strabordante di post it dedicati ad eventi da
ricordare.
Una dopo l'altra si susseguono le
tematiche da portare alla luce, gli acari della polvere che
continuano ad intasare la nostra mente, e ad addobbare i nostri
davanzali.
Mi succede spesso, quando voglio
parlare di un argomento complesso, vasto, enorme, gigantesco,
enigmatico, nascosto. Mi succede spesso di avere un blocco.
Per tanto ho deciso di ascoltare un
consiglio di Ernest Hemingway, e ho iniziato scrivendo la frase più
vera che io conosca.
Esistono cose al mondo che la gente
preferisce non vedere. Si tratta di dati certi, eventi obsoleti,
scombussolanti, che spesso restano schiacciati dal peso degli eventi
mediatici.
Esistono al mondo malattie di cui si
sente parlare poco o niente; malattie dimenticate, malattie che
occupano uno spazio infinitesimo dell'interesse sociale, ma che
esistono, sono devastanti e in rapida espansione.
Quando mi sono addentrata, per pura
curiosità, in un sito contenente l'elenco delle malattie rare in
ordine alfabetico, ho immediatamente gettato la spugna, e mi sono
arresa all'evidenza. Mi sono trovata di fronte ad una lista
chilometrica, più lunga ancora dei rotoloni regina.
Esiste un criterio epidemologico di
prevalenza, attraverso il quale una malattia rara viene definita come
una condizione morbosa, che interessa meno di cinque individui su 10
mila abitanti della Comunità Europea.
Un criterio che si attiene
alle direttive della Comuinità Europea, appunto, forse un tantino
“riduttivo”, o forse il solo modo per classificare degnamente le
suddette patologie.
Le definizioni trovate sul web non mi
soddisfano, non evidenziano a mio avviso la potenzialità devastante
delle malattie, ma rappresentano unicamente dei margini
convenzionali, dei paletti entro i quali una malattia può essere
definita rara.
Ma le malattie rare non hanno confini
geografici, politici, economici, culturali.
Sono una piaga che affligge tutti noi.
Indistintivamente.
Per riportare l'attenzione sulle
malattie rare, senza imbattermi nei tanto noiosi luoghi comuni, nei
minestroni conditi e rigirati che ci riporta il web ogni giorno, ho
deciso di affidarmi alla mia amata biologia, e di portare alla luce
una ricerca interessante, riportata in Italia da “Le Scienze”,
già due o tre annetti fa.
In meno di 400 generazioni la
popolazione umana è passata da pochi milioni di individui a sette
miliardi, una crescita avvenuta in buona parte negli ultimi 10 mila
anni.
Una ricerca dimostra che a questo
aumento esponenziale è corrisposto un aumento nella frequenza di
alleli rari.
Cosa vuol dire tutto questo?
Secondo la biologia tradizionale, la
riproduzione sessuale avviene con lo scopo di assicurare una
variabilità genetica all'interno di una popolazione
riproduttivamente fertile. Questo altro non è che la dottrina
darwiniana, la teoria dell'evoluzione elaborata da Darwin nel lontano
1859. Ancora oggi viene considerata la teoria bio evoluzionistica più
accreditata.
Interessante, a tal proposito,
riportare alla luce la ricerca scientifica che ho citato poc'anzi.
Gli alleli rari non erano presenti
nella popolazione iniziale, sono dunque il frutto di mutazioni
casuali che, secondo la biologia tradizionale, dovrebbero essere
l'origine di nuovi caratteri. Questi, sottoposti alla selezione
ambientale, dovrebbero dare origine alla macroevoluzione, dunque alla
nascita di nuove specie. Questo è quanto studiamo sui libri di
scuola, farciti di dottrine e insegnamenti da imprimere nelle nostre
menti polverose.
A conquistarmi è stato quello che ho
letto dopo, che ovviamente vi riporto:
L'aumento delle micromutazioni denota
un deterioramento del patrimonio genetico iniziale, e lungi dal
costituire la potenziale premessa per l'evoluzione, costituisce la
potenziale premessa per la nascita di nuove malattie.
I meccanismi che dovrebbero stare alla
base dell'evoluzione della specie, sono accusati per tanto di portare
ad un incremento di situazioni patologiche rare; se vogliamo proprio
esagerare, e spalmare la questione su di un territorio più vasto, i
meccanismi che stanno alla base dell'evoluzione porterebbero
all'estinzione.
Vi siete mai chiesti da dove derivano
le malattie rare?
Perchè ci ritroviamo spiazzati,
schiacciati come un moscerino su un parabrezza, dinnanzi a quello che
ancora una volta la scienza non riesce a spiegarsi.
La caratteristica comune delle malattie
rare? Quella di essere potenzialmente invalidanti, e prive di terapie
specifiche o trattamenti risolutivi.
Un altro aspetto degno di nota è da
evidenziare nel fatto che ben oltre la metà di queste siano
interessate da una componente genetica.
Quel che è peggio è che tale universo
pare si stia espandendo, tendendo ad aumentare a pari passo con
l'avanzamento della clinica e della diagnosi medica.
Rassegnazione, adattamento passivo,
ritiro. Sono tutti sentimenti spesso associati ad una malattia rara.
La malattia entra nel quotidiano in
maniera irragionevole, prepotente, aggressiva, rendendo inefficaci le
difese interne, per tanto il paziente tende a difendersi, quasi
paradossalmente, dal resto del mondo che lo circonda.
Impotenza e rabbia repressa rischiano
di cristallizzarsi nell'anima della persona malata, perchè
elaborare, accettare e gestire una malattia invalidante, credo sia
una delle cose più difficili e coraggiose da fare al mondo.
In occasione della IX Giornata delle
malattie rare, oltre a far sentire la nostra voce, e tentare di
rendere visibile l'invisibile, perchè non organizziamo un flash mob,
dove ci si incontra nelle piazze di tutta Italia, malati, non malati,
bianchi, neri, gialli, verdi e blu, per regalarci un abbraccio?
La malattia paralizza l'uomo, un solo
abbraccio forse, può scioglierlo.
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