[Dopo una lunga, immensa e soffocante latitanza, torna quell'incredibile voglia di scrivere, che mi penetra nel sistema nervoso, fino a fermentare le mie falangi carnose.
L'incredibile voglia di scrivere, di tornare ai tempi moderni, e godere di quel leggero ticchettio provocato dai tasti di tastiera di un pc. Del mio pc.
Un modo come un altro per assaporare il profumo di casa, a pieni polmoni.
DalVangeloSecondoElisa_
Sono tornata_ Più combattiva che mai]
[...] Work in progress_
[Attraverso un incrocio trafficato di una grande metropoli, o
forse è semplicemente quella vecchia strada sterrata, piena di buche come una
groviera, con quell’erbaccia che ancora osa fare capolino lungo i bordi. Una
strada inquinata da un vento soffocante, che da sempre mi separa dal calore di
casa.
Attraverso una gigantesca striscia di terreno composta da mille corsie, imponente e
zebrata, come un rotolo di carta igienica a quattro veli: non si strappa, e non
ne si vede mai la fine. La mia maledetta vocina interiore non mi abbandona
neanche per un secondo, accompagnandomi nel mio pericoloso slalom tra le auto,
sedotte dallo scattare del colore verde del semaforo, come elettroni attratti
dal nucleo del proprio atomo.
Incurante delle bestemmie, delle grida soffocate, e del
suono impazzito dei clacson, che mi scorrono accanto senza mai sfiorarmi, come
quelle goccioline di sudore acido, che mi scaldano la fronte, permetto alla mia
siluette deformata di sfilare accanto alle auto; seducendole, ammaliandole,
concedendo a quella strada trafficata e asfissiata da troppo stress, il
privilegio di respirare il mio profumo.
Un caldo mantello, lungo fin quasi ai piedi, avvolge il mio
corpo martoriato, allo stesso modo con cui un bocciolo protegge il seme della
sua nascita. Odora di carogna e colora di sporco, ma è una potente arma
difensiva che mi scalda, e mi isola dal mondo che mi circonda. Un mondo
impallidito da un’anemia universale, a causa della diminuzione improvvisa di
emoglobina nelle coronarie terrestri, che nutrono l’intero Pianeta Terra. Uno
sporco mantello mi separa dal mondo, ma non impedisce a dei sudici Hugg di
taglia 36 di condurre i miei lesti piedini al di fuori di quel luogo trafficato,
che investe la natura di emozioni negative, cattiveria, ed egoismo infondato,
che si colora di smog e uccide le farfalle con il terribile odore della carne
umana.
Un paio di Hugg marroncini, solcano il suolo, trasportando
la mia siluette deformata lontana dalla civiltà e da tutto, sola con la mia
vocina interiore che mai mi abbandona, e uno zaino da montagna sulle spalle
curve, peso inevitabile del tempo, e degna eredità di una prigionia, che
sembrava non finire mai.]
_work in progress_

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