Che Arriva Sempre Troppo Tardi_
Ma Arriva.
Nessuno Ci Insegna A Fare Il Papà_
[Il mio papà era un pezzo grosso della società. Era rispettato e ben voluto da tutti. Era il solo medico di base di tutto il paese. Un lavoro che amava, che aveva ottenuto grazie ad un percorso di studio costante, impegnativo, lungo. Una scelta di vita sofferta la sua, che aveva intrapreso senza non pochi sacrifici, ma che sognava e desiderava dall’età dei cinque anni. Era un uomo temerario lui. Il lavoro lo teneva lontano da casa durante tutto il corso della giornata, almeno sei giorni su sette settimanali, e, considerando l’animo buono e generoso che sempre lo ha contraddistinto, mancava da casa anche alcune notti, nei casi d’emergenza. Non contento dell’importante ruolo che già rivestiva in città, ilo babbo decise un bel dì d’indossare l’avvolgente mantello di batman, e di candidarsi come vice sindaco nel consiglio comunale. Quest’ultima prodezza gli impegnò anche quel giorno restante della settimana, dove si spogliava del camice bianco, e anche quelle poche sere dove concedeva generosamente quelle poche pillole di affetto, regalando sempre un sorriso stanco e tirato alle due figlie].
[Il babbo lui, faceva sporadicamente qualche comparsa nelle nostre vite, sconvolgendo per quel breve attimo, il nostro saldo equilibrio di squadra].
[Si diceva in giro che fosse un uomo buono.
Si diceva in giro che fosse pure simpatico, e che usasse rallegrare l’atmosfera con qualche battuta di spirito.
Si diceva in giro che fosse un uomo geniale, che in un batter d’occhio desse il nome ad ogni male, e una possibile soluzione per risolverlo.
Era di certo un uomo molto amato.
E io lo vivevo attraverso gli occhi e le parole della gente].
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