Perché Io Sono Venuta Al Mondo Per Polemizzare Senza Fare Politica.
Non ho mai avuto il pollice verde. Le piante, quelle cose
verdi che compaiono ogni tanto su un davanzale di una finestra, proprio non le
ho mai guardate.
Ma arriva il giorno in cui ti ritrovi con un annaffiatore,
stretto nella mano destra, e delle forbici, impugnate come arma letale nella
sinistra.
Eccomi, immersa nel mio paradiso verde. Oasi felice o incubo
terrificante?
L’aria che nutre i miei polmoni profuma di clorofilla, l’atmosfera
è ovattata e surreale, e lunghe braccia legnose mi avvolgono, abbracciandomi
amorevolmente. Ciascuna di quelle “bestie” partorisce gemme, bottoni, fiori, germogli.
Sembra una gara alla maternità.
Poco mi importa. Il mio compito sarà di affogare quelle
bestiole nel loro brodo putrido, terroso, sporco, viscido. Perché è viscido
questo nuovo accessorio che va tanto di moda.
E che sarà mai una pianta? Mica la puoi indossare, portare
con te, vestire, coccolare.
Viscide sono loro, perché si mostrano esteticamente
gradevoli all’occhio umano, ma in realtà il loro unico scopo è quello di
succhiarmi via l’energia vitale, privarmi dell’ossigeno, ed osservare mentre
scavo lentamente la mia fossa, accanto alle loro radici.
Mi è forse sfuggito qualcosa?
C’è una piantina dinnanzi a me. Una piccola bestiola, che,
colta nell’imbarazzo, china timidamente il capo, evitando palesemente il mio
sguardo inquisitore. Ha delle gambe lunghe e snelle, ma non ama metterle in
mostra. Non ostenta la sua bellezza esteriore, ma allunga il suo esile rametto,
alla disperata ricerca di amore e conforto. La sua mano nodosa trova calore in
quella rude e rugosa dell’albero della felicità.
Dev’essermi sfuggito qualcosa, si.
Anche le piante, queste bestie rare, hanno bisogno d’amore.
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