mercoledì 11 febbraio 2015

Il Primo Boccone Amaro_


Il mio vassoio mi aspettava, adagiato sul davanzale del cucinino. Non sapevo cosa contenesse, ma neanche mi interessava. Ero pronta ad ingerire qualsiasi veleno mi spettasse, per spiare i miei peccati, e accogliere la mia punizione divina. All’interno del primo contenitore carote spezzettate grossolanamente affogavano in una palude oliosa e verdastra. Nel secondo fettine di vitello erano ammassate un sopra l’altra, ricoperte da un sughetto che era passato da tempo ormai allo stato di solidificazione. Come quando fai riposare in frigo un arrosto per una notte intera, il grasso si isola, è megalomane lui, e sa di incarnare il male; rimane ammassato ai bordi della pentola sotto forma di blocchetto bianco. Ti osserva con aria di sfida, e tu sai che anche sta volta vincerà lui.

Normalmente osservare questi esperimenti scientifici di passaggio dallo stato liquido al solido, un po’ come “l’acqua bolle a 100 gradi”, mi mettono un po’ di ribrezzo, e un senso di nausea insopportabile. Ma adesso non è tempo di farsi assalire da sensazioni negative. Da buona cristiana scarto la mia pagnotta a forma di fresbee , “spezzò il pane e rese grazie”, e questo, come un’antica rovina greca, si sgretola sotto i miei occhi, trasformandosi in un ammasso di macerie.

Terremoto di magnitudo 4.1. Per fortuna non ci sono morti, solo un ferito, non in pericolo di vita, una certa Elisa Belli… Interrompiamo il collegamento. Ci scusiamo per il disagio.

Le posate di plastica fungono un po’ da ornamento, in quanto di certo non permettono di tagliare la carne, meno che mai di uccidere quei due occhi malefici che osservano scrupolosamente ogni mia mossa, quasi fossi un esperimento scientifico.

Un indice affusolato e accuratamente laccato indirizza la mia attenzione ad un cartellone colorato appeso ad una delle quattro mura che sembrano schiacciarmi. Non ho bisogno di leggerlo inciso a caratteri cubitali che devo consumare tutto il mio pasto; nulla è troppo, o troppo poco, il cibo è pesato e scelto accuratamente da dietologi e nutrizionisti, prelevato nella quantità giusta dal mangime destinato al bestiame.

Armata fino ai denti della mia arma migliore, l’indifferenza, trapasso con lo sguardo tutto ciò che mi circonda, cercando di scorgere oltre l’orizzonte un barlume di speranza, una piccola lucina che mi scaldi il cuore, e sappia rivelarmi, attraverso il calore della sua magia, cosa ancora si nasconde nel mio futuro.

La vita degli artisti è spesso segnata da grandi sofferenze.

E l’ora della mia morte no, non è ancora arrivata.

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