E’ esattamente l’una e dodici minuti, sono stanca morta, ma
so che se non mi metto a scrivere ora, a freddo, non lo faccio più. Perché
domani non sarà la stessa cosa.
“Will Hunting, genio ribelle”, è assurdo che il mio caro
fidanzato sia riuscito a consigliarmi un film tanto diverso dal solito. Beh,
dovete sapere che normalmente mi fa vedere film talmente assurdi da non
dormirci la notte, pellicole dalla trama contorta, ingarbugliata, che ti lascia
con il fiato sospeso fino al momento dei titoli di coda; quando tu sei ancora
lì a chiederti “Ma che cazzo vuol dire… Non ci credo”, e speri che non finisca
adesso, perché non può finire in quel momento, no, proprio non può. C’è da dire
poi che io sono una classica discendente della Disney, sono cresciuta a pane e
Beauty and the beast, quindi per quanto possa fare la figa attendo sempre, nel
mio piccolo, un lieto fine. Non lo ammetto mai, ma io esigo sempre un cazzo di
lieto fine. Non ci posso fare niente, sotto la ruvida crosta da finta
ragazzaccia si nasconde sempre e comunque un’inguaribile romantica.
“Will Hunting, genio ribelle”. Questa volta tutto è filato
liscio, fin dall’inizio. Niente colpi di scena spaventosi, anticipazioni
terrificanti di quel che avverrà che ti gelano il sangue nelle vene, e la
voglia di continuare, di scoprire, di goderti quella pellicola fino in fondo,
senza perderti neanche un secondo. Anche se sai che in fondo il tuo è un po’ un
masochismo, perché spenderai la nottata a rifletterci, e tu vorresti tanto
dormire beatamente. Quel masochismo ti scorre come acciaio vivo nelle vene, e
ti tiene attaccato al pc, con il fiato sospeso.
Will è un bravo ragazzo, lo si capisce da subito. E’ il
classico bravo ragazzo dal passato difficile, che gira con il suo gruppetto di
amici alcolizzati, che fa un lavoro di merda giusto per guadagnarsi quelle due
birre alla fine del turno quotidiano. E ha scopato ma non sa cos’è l’amore,
perché, come già detto, ha avuto un passato difficile, un’esistenza
travagliata, e ha appena ventun’anni, e non gli va di parlarne, e fa lo
sbruffone, e bla bla, e bla bla…
Personaggio piuttosto
banale descritto così. Eppure è il protagonista, direte voi. Bingo! Sbagliato.
Il protagonista non è Will con la sua storia difficile, i suoi casini, la sua
dote. Protagonista è la vita che conducono un gruppo di ragazzi, per riuscire a
guadagnare la pagnotta, perché non hanno nessuno che gli permette
un’istruzione, che può regalare loro una vita dignitosa. Protagonista è
l’ambizione, la voglia di riscattarsi, e dar frutto ad anni e anni di duro
lavoro. Protagonista è la gioventù, la beata gioventù, che unisce vite
apparentemente così diverse, eppure fondamentalmente uguali. Protagonista è il
rancore, che logora il fegato, e non permette di vivere una vita serena. Protagonista è la paura, che maledetta ci
accompagna ad ogni passo, durante tutto il cammino della nostra vita. E Dio
solo sa quanto è difficile vincerla. Protagonista è anche la speranza, perché
si è difficile vincerla, ma non impossibile. Will ne rappresenta un esempio, ma
non solo lui. E considerando che il mio caro fidanzato conosce il mio dannato
debole per l’amore, tormentato, passionale, violento, ma vero; protagonista è
anche chiaramente una bellissima storia d’amore. E stranamente non ho avuto il
tempo di chiedermi “E Scarlett?”… Che già il corso degli eventi mi aveva dato
una risposta.
Altro non vi dico amici miei, il letto mi sta chiamando da
troppo tempo… E qualcosa mi dice che passerò una splendida nottata di sonno.
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