lunedì 30 maggio 2016

#NeverTrump, quando il paradosso diventa insostenibile

Non ditelo a nessuno, non sia mai che si venga a sapere, ma... Voterò Donald Trump.
In America una cosa del genere non si era mai vista. Stiamo assistendo, noi, spettatori d'oltreoceano, ad un Grande Fratello di tutto rispetto; dove i concorrenti si gettano fango addosso, come se non ci fosse un domani, e non mancano di corteggiare il pubblico, come una seducente donna da portarsi a letto. Ma non è questo. Non solo. Parliamo di un intero partito che si rivolta contro un solo candidato, e non uno qualsiasi, ma proprio il favorito: il famigerato Donald Trump.

Siamo starti bombardati da notizie in diretta, dall'estremo occidente, dalla casa degli orrori; news che ci hanno fatto accapponare la pelle, contorcere le budella, rivoltare le viscere, rizzare i peli, dalla ridicolaggine e follia del suddetto candidato alla presidenza.
L'intero establishment politico/culturale repubblicano sta disperatamente facendo terra bruciata intorno al Trump; ma, quel che si teme con non poca angoscia, è che sia davvero troppo tardi.
Le accuse rivolte a Mr Bellicapelli sono innumerevoli; quando va bene gli dicono che la sua visione protezionistica getterà di certo sul lastrico l'America, che è impossibile costringere il Messico a pagare la costruzione di un muro, al confine con gli USA, per lasciare “a casa loro” i clandestini. Gli ricordano anche, giusto per informazione gratuita, che dare la caccia alle famiglie dei terroristi, utilizzando le forze speciali, si chiama crimine di guerra.
Quello che stupisce, e che mi lascia di stucco, senza parole, non è tanto capire perchè sia il più odiato d'America, così tanto odiato, che è stato addirittura coniato in suo onore l'hashtag #NeverTrump; ma perchè, d'altro canto, tutti lo votino. Perchè, volente o nolente, è un dato di fatto.
Sta succedendo qualcosa, in America, che ci sta sfuggendo di mano. Ma cosa? Perchè dare corda ad un ridicolo parrucchino sintetico?

Ho riflettuto a lungo, prima di gettarmi nella scrittura. Ho meditato, letto, riletto, ho tentato addirittura di immedesimarmi in una cittadina americana, appartenente magari ad una classe media, una neolaureata quale di fatto sono, che segue assiduamente la politica del suo Paese, in quanto desidera seriamente, nel profondo, il meglio per il suo futuro, e per quello dei suoi connazionali.
E' stato in quel momento di profonda crisi d'indentità, che ho deciso di addentrarmi nella pericolosa ricerca dell'altra faccia della medaglia. Intrufolandomi in quel meraviglioso mondo del web, mi sono avvicinata, timidamente, a tutte quelle persone che Donald Trump, no lo odiano affatto.
Non nego il turbine di emozioni che ha invaso il mio corpo, pervaso da una curiosità ossessiva; eccitazione mista ad estremo timore: cosa potrà mai suggerirmi una persona che apprezza, ed è pronta a votare a favore di un folle?
Trump, il cattivo d'America, eppure il preferito. Un paradosso interessante. Non credete? Non provate anche voi l'incredibile desiderio di andare a fondo, di vederci chiaro?
Perchè votare il pittoresco candidato repubblicano?
Noi europei non siamo altro che spettatori distratti, in cerca di scoop, e ventate di fresche di novità, provenienti, come brezza marina, d'oltreoceano. Siamo schizzinosi, molto, e il fatto che il buffone dal parrucchino arancione stia ottendendo tutti questi consensi, ci fa storcere il naso. Difficile comprendere questa fetta americana, profondamente ignorante e razzista.
Ma è anche giusto affermare che noi italiani, soprattutto, non dovremmo avere troppi motivi per scandalizzarci, viste le performance del nostro caro Berlusconi. Non è passato troppo tempo, se la memoria non m'inganna, dalle sua affermazioni scandalose e fatti aberranti. Davvero ci siamo dimenticati del periodo in cui all'estero venivamo additati non solo per la pizza, il mandolino, la pasta, la mafia, ma anche Berlusconi? E di certo non era un fattore positivo.
Innumerevoli e differenti, e apperentemente sconvolgenti, le risposte alla nostra domanda.
Perchè votare Trump?
Secondo Clarence Page, noto editorialista del Chicago Tribune, i media e la popolazione stessa, sarebbero attratti maggiormente dalla narrativa e dall'intrattenimento, anche in caso di elezioni presidenziali. Non c'è ombra di dubbio sul fatto che Trump sia certamente un grande showman; e se ci dev'essere un circo mediatico, tanto vale esserne il direttore. La sua campagna presidenziale porta un ottimo esempio di come si possa arrivare lontano, se sei ricco, famoso, e abbastanza temprato da sostenere qualsiasi imbarazzo. La sua narrativa si rivolge ad un'audience diversa, di volta in volta, ma sempre avida e bramosa di essere intrattenuta.
Un vero e proprio Reality Show. Ma è davvero tutto qui? Questo è il solo e futile motivo per cui Trump sbaraglia le elezioni?
Derek Thompson scriveva su “The Atlantic”:
“Il senso d'impotenza, e la mancanza di voce è un elemento di predilizione del supporto elettorale a Trump, più veritiero di quello che può essere rappresentato dall'età, dalla razza, dall'istruzione, dal reddito, dall'atteggiamento razzista nei confronti dei musulmani, degli immigrati illegali o dell'identità ispanica.”
E qui, sento di aver toccato un nervo scoperto.
Gran confusione in un partito repubblicano. Gli elettori ne apprezzano la duttilità imprenditoriale, il linguaggio, per così dire, umano, terra terra, spiccio.
Cosa sta davvero succedendo all'America? Stiamo assistendo ad un'annata strana, o qualcosa di grosso sta smuovendo le acque d'oltreoceano? Si tratta di un risveglio politico/culturale?
Forse è tutta una terribile ma inevitabile conseguenza di una stanchezza, che potremmo definire cosmica, e una volontà più che legittima, da parte del popolo, di essere ascoltato. Troppi politici, pochi cambiamenti.
E anche se è chiaro a tutti quanto Trump non sia altro che una grande messa in scena, travestita da un noto miliardario, residente a Manhattan, cresciuto nello sfarzo... Le sue incredibili sparate elettorali funzionano alla grande. Perchè?
E' altamente probabile che l'America stia votando con il dito medio alzato.
E' stanca, esausta, stremata.
Esiste una parte della popolazione americana, silenziosa, e forse spaventata, che vede nel miliardario Trump una possibile garanzia per il ritorno al vecchio capitalismo, massacrato dal “socialista Obama”. Si tratta di tante piccole formichine d'oltreoceano, per le quali la priorità assoluta sarebbe quella di avere un'America forte nel mondo. E' gente delusa dalle promesse di tutti, parole al vento, di democratici e repubblicani. Gente che ama la schiettezza, e sogna la capacità di tornare ad un mondo più semplice e puro, dove le cose avevano un nome, e si potevano dire.
E' davvero tornare al passato il segreto del successo?
Forza, sincerità, successo promessa. Siamo arrivati ad un punto dove non esiste più una sola america, ma tanti piccoli staterelli aggiunti, tanti percorsi di vita diversi, aspirazioni differenti. Sarebbe la speranza dunque, la promessa di una storia diversa, migliore, che spinge l'americano ad abbracciare un uomo, che non dice quasi nulla di concreto sulla sua politica, sulle strategie, sulle alleanze... Ma che promette di far tornare l'America grande. Il Top.
Signore e signori, iniziamo pure a tremare. Perchè in America, e non solo, sta davvero succedendo qualcosa di estremamente pericoloso. Un terribile mostro marino sta smuovendo le acque dei nostri mari. E non è Moby Dick. Si tratta di risentimento, delusione, esasperazione. Sentimenti che aleggiano nell'aria da ormai troppo tempo.
La popolazione mondiale si è stancata di sentirsi dire che la crisi appartiene al passato, che è solo un rircodo, che dobbiamo essere fieri della nostra solidarietà, che Putin è il cattivo, mentre l'Iran e l'Iraq sono nostri amici. La realtà è che viviamo in un'epoca totalmente ossessonata dai personali interessi e tornaconti, specie di natura economica, dove gli amici si trasformano troppo in fretta in temibili nemici.
Viviamo in un mondo dove anche il primo degli showman, buffone, bellicapelli, che probabilmente non farà assolutamente nulla di ciò che promette, improvvisamente, sembra il male minore.


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