domenica 14 febbraio 2016

Perversione sessuale, quello che la scienza non dice

E’ assurdo come ad oggi, febbraio dell’anno 2016, affrontare un discorso generale sulla perversione sessuale, senza suscitare un minimo imbarazzo tra gli interlocutori, sia pressochè impossibile.
Normalmente le persone che ti stanno accanto ti rivolgono sguardi preoccupati, ti osservano come se fossi un esemplare raro di alieno, e ti domandano, con fare fintamente pacato, perchè mai dovresti interessarti a tali argomenti.
Perchè queste cose accadono sotto i nostri occhi continuamente, la perversione fa parte della vita dell’uomo; dunque, perchè non parlarne?
Forse il problema è che non se ne parla mai abbastanza.
Eppure, anche se viviamo in una società che sempre di più combatte per tutelare i diritti dei più deboli, le violenze psicologiche e fisiche subite da questa fetta di popolazione, sono sempre troppe.
Parliamo di una parte silenziosa della popolazione mondiale, alla quale appartengono i bambini, i disabili, gli anziani, e anche le donne.
Mi piacerebbe parlare di violenza di genere, prima di addentrarmi, senza fare rumore, nel pericoloso mondo delle perversioni.

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 Una realtà pressochè oscura, celata, spaventosa. Una realtà tangibile che comprende comportamenti immorali, ignobili, condannabili.
La perversione sessuale è un comportamento psicosessuale che si esprime in forme atipiche rispetto alla norma.
E chi decide arbitrariamente quale sia la norma?
Krafft- Ebing nel neanche troppo lontano 1953,definiva perversa ogni manifestazione dell’istinto sessuale non corrispondente allo scopo della natura, che sarebbe unicamente quello riproduttivo.
Alla luce degli infiniti dibattiti odierni sul “problema” delle Unioni Civili, possiamo ad oggi affermare con certezza che la società sembra, e oserei sottolineare un SEMBRA, evolversi piano piano, alla velocità tipica di un mollusco, rilasciando dietro di se una sorta di muco rifrangente, in modo da essere sempre pronta a tornare sui suoi passi.

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Ora le perversioni vengono definite parafilie. La parafilia, a sua volta, diventa patologia quando i comportamenti, i desideri sessuali o le fantasie, diventano pervasive nella vita del soggetto, provocando un profondo disagio.
Le principali perversioni sessuali che vengono prese in considerazione in ambito psicopatologico riguardano principalmente la pedofilia, il nostro caro mostro silenzioso, che rappresenta da solo il più grande tabù della società odierna, l’esibizionismo, il voyerismo, il masochismo, il sadismo, il frotteurismo, il feticismo, il travestitismo. Cosa possiamo notare da questo elenco di perversioni? Io ci vedo solo un bel po’ di “ismo”. Un modo come un altro per etichettare un essere umano con un grande francobollo, e spedirlo con posta prioritaria al suo gruppo d’appartenenza.
D’altronde è sufficiente dare un’occhiata ad un cladogramma della classificazione animale per rendersi conto di quanto l’essere umano sia da sempre portato ad ettichettare il mondo che lo circonda.
Ma attenzione, attraverso un piccolissimo lavoro di ricerca, sono riuscita a scovare delle parafilie non altrimenti specificate, perchè anche la scienza delle volte si arrende. Non si può arrivare a tutto.
In questa categoria di “non catalizzabili”, rientrano tutte quelle parafilie che non soddisfano i criteri di nessuna delle precedenti.

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Tra queste vi sono le telefonate oscene, l’attrazione sessuale per i cadaveri, l’attrazione esclusiva per una particolare parte del corpo, l’attrazione sessuale per gli animali, l’uso delle feci per l’eccitazione sessuale, l’uso delle urine.
E’ inoltre importante sottolineare che ogni perversione sessuale, per essere definita tale dalla scienza, deve durare almeno sei mesi, mantenendo costanti fantasie sessuali, impulsi irrefrenabili, comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente.
Quindi, signore e signori, se provate eccitazione per una pentola, un desiderio sessuale irrefrenabile, che esplode in fantasie che albergano nella vostra mente continuamente, tanto da provocarvi orgasmi autoindotti, ma tutto svanisce alla vigilia dei sei mesi, non vi preoccupate, è tutto assolutamente normale.
Sembrano realtà assurde, ma rappresentano la realtà.
La verità è che il tema delle perversioni è strettamente legato alla moralità.
La perversione per me potrebbe essere una concezione mentale ed emozionale, a 360 gradi.
Anche il piacere di procurare un danno, un’infinita sofferenza ad una persona, senza un apparente motivo, potrebbe essere definita da me perversione.
Impulsi irrefrenabili seguiti da comportamenti immorali, nutriti da fantasie, indispensabili per il raggiungimento dell’orgasmo. Le perversioni possono coinvolgere bambini, adulti, femmine, maschi, oggetti inanimati, pentole, fiori…
Questi comportamenti hanno spesso un carattere rituale, coatto e compulsivo.
A questo punto mi chiedo e vi domando, esiste davvero un legame tra perversione e violenza?
Non mi sono dimenticata del Bondage. L’ho semplicemente lasciato per ultimo, volutamente, come ciliegina sulla torta di una società violenta e corrotta, che vede nella violenza, nella sofferenza, il solo modo per gioire.
Il Bondage è una pratica sessuale caratterizzata da dominio e sottomissione.
La sigla BDMS comprende un corteo di pratiche relazionali/sessuali/erotiche forse dolorose, forse sgradevoli sul piano fisico e psichico, spesso capaci di compromettere un legame amoroso. O forse di crearlo?
Nella cultura del Bondage tali pratiche non sono solo lecite, ma indispensabili per creare legami forti e duraturi. Avete sentito bene, si parla di legami.
Il segreto pare non sia il sesso ma il gioco, quel gioco che ha caratteri di esclusività, potere, sottomissione, possesso, dominio. Un gioco che ci fa sentire potenti.

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Tante cose fanno sentire potente l’uomo. Mi chiedo solo se sia strettamente necessario accompagnare tutto con una bella frustata.
La tematica che ruota attorno a tutto, il denominatore comune di tutte queste perversioni non è nient’altro che il potere, il controllo sull’altro.
E’ una forma di erotizzazione dell’odio e della sofferenza, che parte da molto lontano, nei meandri più nascosti della psiche del protagonista, prima di arrivare al “tavolo di tortura”.
Sembra quasi che in questo momento storico di disagio psichico- sessuale di fusione, divisione, con-fusione tra i due sessi, l’essere umano abbia bisogno di ricorrere alla violenza per provare piacere. In questo momento dove non si capisce più bene chi porta i pantaloni nella coppia ci sia bisogno di un dominatore, un essere fenotipicamente maschio, e una donna geisha, sottomessa per amore.
“Torna ad occuparti dei fornelli, donna!”
Sia che sia l’uomo ad essere il dominatore, sia che sia la donna, il denominatore comune rimare unicamente il potere e la sofferenza, generatrici di un piacere fisico e psichico.
Potenza, impotenza. Forza e debolezza. Colpa, innocenza. Purezza, corruzione. Vittima e carnefice.
Anche le perversioni sono frutto di ciò che viviamo quotidianamente.
Queste esperienze non ordinarie derivano da un disagio profondo storico/sociale; dove solo nella violenza ci concediamo il permesso di amare e di essere amati.

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