Ci sono delle urla. Lamenti strazianti soffiano come vento e
prendono parte a quel tifone che s’impadronisce del nostro cielo da ormai
troppo tempo. E’ un vento che si colora di grida di dolore, di gemiti soffocati
che provengono da cuori troppo grandi, schiacciati dal peso della crudeltà
umana.
E’ un vento gelido il nostro, un vento assordante, che ti
entra nei timpani, ti penetra nelle ossa e raggiunge le cavità più nascoste del
corpo, e non ti molla più.
E’ un vento che si colora di morte, è un vento che porta il
peso di tutte le vittime che ora ne fanno parte, e si porta dietro tutte le
testimonianze di quello che è stato, che c’è tutt’ora, e che sempre ci sarà.
Parole volate al vento, leggere come un soffio.
Volti persi nel buio di questi giorni, occhi profondi come
l’abisso, occhi consumati, che navigano in una tormenta infinita di chi non
trova pace. Sorrisi spazzati via dalla crudeltà umana, emozioni assopite,
l’umanità è stata ripulita da ogni bene, come un granello di polvere spolverato
sul davanzale della finestra.
Un mondo ripulito. E vuoto, come una vasca di pesciolini
rossi senza acqua.
L’intero pianeta è stato ripulito della sua stessa vita.
Parole volate al vento, ancora, leggere come un soffio del
tuo fiato sul mio collo. L’unico calore che percepisco ancora è quello che
deriva dal ricordo. Il ricordo di quello che fu.
Io sono stata la prescelta. Sono stata scelta dal tuo Dio
per portare in grembo il tuo seme, per dare alla luce un po’ di vita in mezzo a
tutta questa morte.
Questo succedeva 70 anni fa, quando il fetore di cadavere
putrefatto affollava ancora le nostre strade, e la vergogna dell’uomo, la
vergogna di appartenere alla medesima razza umana capace di tale atrocità,
incombeva, pesante come un macigno, nell’animo di tutti noi sopravvissuti.
Sono passati 70 anni. Le nostre strade puzzano di smog e di
cibo andato a male. Il vento è cambiato, ma non smette di soffiare, forte e
potente, il vento giustiziere, che spazza via giorno dopo giorno un po’ di
umanità, e trasporta con se ancora un po’ di quell’odore. L’odore di morte.
La vergogna dell’uomo, quella no, non è passata; e anche se
viviamo al riparo, nelle nostre splendide case profumate di violetta, il fetore
di cadavere putrefatto non ci abbandonerà mai. Aleggia sopra le nostre teste,
come un falco predatore che avvista la sua cena, e qualche volta decolla,
inietta il suo veleno con una morsa violenta. In questi momenti di terrore puro
lo stomaco si attorciglia, le parole si bloccano in gola, il cuore smette di
battere per un momento.
E’ il malessere del nuovo millennio, una nuvola nera che
aleggia sull’essere umano. Quella stessa  nube scura che volava sopra le nostre teste
70anni fa.
Quel nero è colato come inchiostro e ha macchiato l’uomo di
un altro peccato.
Questo è per me l’Olocausto dei giorni nostri.
Io sono nata nell’anno sbagliato. Sono nata quando tutto
questo era già storia, quando tutto questo era una macchia di un inchiostro
indelebile nella memoria di chi è venuto prima di me. Ma l’eco di quel vento si
sentiva ancora. Tre giorni dopo la mia nascita cadeva il muro di Berlino. Era
il 9 Novembre del 1989.
La fine di una guerra che ancora trascinava dietro sé i suoi
fantasmi, i suoi orrori, la sua distruzione.
La fine di una guerra e l’inizio di un’altra.
Sono nata nell’anno sbagliato ma quella macchia d’inchiostro
indelebile ancora la vedo. E’ ovunque, nelle nostre belle case, sotto i nostri
vestiti firmati, nei nostri i phone di ultima generazione, nei microcip che
infiliamo su per il culo ai nostri cani, nel cibo macrobiotico che mangiamo,
nelle droghe che ogni giorno ci alimentano.
Questa è la nostra vergogna.
_je suis Charlie_ E’ la nostra vergogna
_Le polemiche nate intorno alla liberazione delle due
attiviste Greta e Vanessa_ E’ la nostra vergogna
_Una donna 80enne che fa esplodere un palazzo “in nome di
Dio”_ Anche questa è la nostra vergogna.
Cercate un terrorista? Cercate un colpevole?  Cercate una vittima?
Siamo vittime e carnefici di noi stessi.
[Dalle parole di un Dio che se esiste di certo ha da fare]_[il
Vangelo secondo Elisa]


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