Lettera ad una madre_ [DalVangeloSecondoElisa]
Mio figlio va sempre a giocare da solo, subito dopo pranzo.
Mi chiedevo se fosse normale, se non si sentisse sufficientemente amato, se
sentisse la mancanza del padre. Da quando è iniziata questa maledetta guerra
non fa che lavorare, mio marito, non è mai in casa, e quando lo è non assume
sembianze paterne.
Ogni sera faccio l’amore con l’ufficiale delle SS, non più
con l’uomo che ho sposato.
Abbiamo la casa circondata da ufficiali, soldati armati,
sentinelle che sorvegliano la nostra abitazione, ad ogni ora del giorno e della
notte. “E’ per la nostra sicurezza”, ripete continuamente mio marito.
A me non importa di sentirmi al sicuro e protetta, non mi
importa della dedizione al suo lavoro al campo, della sua fedeltà, anzi della
nostra fedeltà in quanto famiglia, totale devozione al fuhrer.
Delle volte mi chiedo se ha sposato me, o il capo.
Delle volte mi chiedo in che direzione viaggia la sua mente
quando fa l’amore con me.
Delle volte mi chiedo se andando a letto con me adempisce al
dovere coniugale.
Ma intanto le volte in cui si concede al mio esile corpo
sono ormai rare.
Lui deve lavorare, Madre.
Io li vedo gli occhi di mio figlio quando guarda suo padre.
Sono occhi pieni di malinconia, sono gli occhi di un bambino che rivorrebbe il
suo papà. Ma quello vero, non l’ufficiale. Vorrebbe tornare a giocare con lui a
pallone, o essere spinto sull’altalena come nei lunghi pomeriggi d’estate.
Questo accadeva prima della guerra. Ora, cara Madre, la cosa più importante è
liberare la Patria da quelle canaglie. E che la liberino allora! Se è così
ovvio che vinceremo questa guerra, cosa aspettano a deporre le armi? Cosa
aspettano a cantare vittoria?
Io lo vedo mio figlio, quando la sera, dopo la cena, si
ritira in camera, e alla fioca luce di una candela, gioca con i soldatini che
gli ha regalato il suo papà. “Perché il primogenito deve venire su forte, dai
sani principi”.
Ma io lo so che in cuor suo non desidera altro che il suo
papà torni a casa da lui, e la smetta di giocare alla guerra.
Io lo so che lui lo sa.
Quel bambino è sveglio, è troppo sveglio, Madre.
Io lo so che lui ha capito tutto.
Ma ho già perso un marito, e che colpa ne ho io?
Non voglio perdere anche un figlio.
So anche che mi perdonerà, in fondo, capirà, io non ho
tradito suo padre, non ho tradito la famiglia, non ho tradito la Patria.
Io non ho tradito nessuno.
Ho solo ritrovato un po’ di umanità in un uomo che non si
vergogna, non è pieno di odio, e porta con onore ogni giorno il suo pigiama a
righe.
Almeno lui quando facciamo l’amore mi guarda dritto negli
occhi.
Con affetto,
Tua Margaret
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